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Make Love ...

... No War !


D'accordo. Anche se, magari, in certe circostanze, si corre il rischio di applicare un po' troppo alla lettera il suggerimento!

:-)

Ditemi voi, cos'è l'amore


" Ho scoperto che quasi tutto ciò che è stato scritto sull'amore è vero. Shakespeare ha detto: "Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano". Ah, che pensiero straordinario! Io non ho mai sperimentato nulla di neanche vagamente simile a questo, ma sono più che disposta a credere che a Shakespeare sia accaduto. Credo di pensare all'amore più di quanto in realtà si dovrebbe; resto sempre sbalordita dal potere assoluto che ha di alterare e definire la nostra vita. È stato sempre Shakespeare a scrivere "L'amore è cieco". Ecco, questo so che è vero. Per alcuni, del tutto inesplicabilmente, l'amore svanisce. Per altri, semplicemente l'amore è perduto. Comunque l'amore può anche essere trovato, magari solo per una notte. E poi c'è un altro tipo di amore, il più crudele, quello che quasi uccide le sue vittime, si chiama amore non corrisposto. Di quello, io sono un'esperta. La maggior parte delle storie d'amore è fra persone che si innamorano l'una dell'altra. Ma il resto di noi? Quali sono le nostre storie? Quelle di noi che ci innamoriamo "da soli". Noi siamo le vittime dell'amore unilaterale. Noi siamo i disgraziati fra gli innamorati, i non amati, i feriti in grado di camminare, gli handicappati senza il parcheggio riservato."

Iris
in
" L'amore non va in vacanza "

- - -

Cara maestra, gentile insegnante...

Per fortuna la scuola chiude per un attimo i battenti!
Non dovrei dirlo, ma ho come l'impressione che questa scuola, disorientata da continue, discutibili e vane riforme, abbia perso di vista la sua specifica missione: educare.

Quando in una frase cambia il verbo... cambia un po'- in un certo senso - anche il soggetto e, senza dubbio, cambiano il senso e le azioni che la frase vorrebbe esprimere.
E' una grammatica interiore che non ha testi ufficiali, ma possiamo capirla insieme, volendo.


Il cuore del poeta



E sì, spesso sono cuori nella tormenta, ma, se non ci fossero...
.... come riempiremmo certe stanze vuote, come si compirebbero certi lunghi viaggi?
... I thank you for being here.

:-)


Cattura i venti


" Si hanno due vite.
La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una ."

( Confucio )

Piccoli dubbi grammaticali: maiuscola o minuscola?


Prima una scuola bacchettona,  - nel senso proprio di "dotata di bacchetta" - poi un'educazione piuttosto pomposa e deferente verso le "Grandi Realtà della Vita " , hanno condizionato per lungo tempo tanto il mio modo di vivere e pensare che il mio modo di scrivere, in particolare nell'utilizzo abusato delle MAIUSCOLE, perché, come per l'educazione e la pazienza, "la reverenza non è mai troppa!".

L'anarchia post-adolescenziale ha poi tentato, per mia fortuna,  di rimettere in discussione il tutto, rivoluzionando e relativizzando in forma estrema le regole grammaticali e conferendomi il diritto di poter scrivere come se pensassi - con  naturalezza, ritenevo -  incorrendo però, così,  in un nuovo eccesso e in non so quante licenze  sintattico-grammaticali. Se mi avessero dato il classico cent per ogni maiuscola di troppo, oggi probabilmente potrei acquistare anch'io una mezza dozzina di alberghi in Africa!

L'età adulta, oltre a togliermi ogni certezza sulle mie reali possibilità di investimento , ha collimato in una felice riappropriazione di virgole, parentesi e - tanti, tanti - punti interrogativi che si erano nel frattempo disposti a casaccio per la via. Smesse le certezze giovanili in tempo massimo e, per fortuna, non ancora incorso nelle eccessive titubanze senili, eccomi dunque al meglio delle mie possibilità per tentare di chiarire, in primis a me stesso, cosa dica, esattamente, la Grammatica sulla - talvolta imbarazzante - questione delle lettere maiuscole e minuscole.

Buone notizie ( di cronaca)

ilfattoquotidiano.it
Ho evidenziato un passaggio chiave della didascalia: la buona notizia è quella!
Il destino di un manipolo di avidi truffatori - con saio o meno - interessa poco, tanto più che sono, attualmente, in una condizione di scarsa nocività.

E' un periodo di intense, inusuali e varie letture per me e, tra i libri che si avvicendano tra le mie mani, c'è quello di Pierluigi Nuzzi , Via Crucis,  nel quale si dipana - a mio parere molto bene - tutto il lungo e travagliato cammino della Chiesa verso il rinnovamento.
Rinnovamento che viene a coincidere in gran parte con la riforma della curia e con quegli aspetti della missione cattolica che ben poco hanno a che fare con la cura delle anime: insomma, con la regolarizzazione di tutte quelle strutture che controllano le finanze della Santa sede, in primis lo Ior.

Prima di papa Francesco, esisteva già una Commissione di vigilanza sullo Ior (presieduta, allora,  dal tristo e potentissimo cardinale Bertone), il nuovo papa, però, vuole far quadrare i conti e vuole vederci chiaro.
Esprime quindi la decisione di istituire una nuova commissione, "una commissione speciale per consolidare "- dice con prudenza e delicatezza -  il lavoro della commissione precedente.
Forse è da qui che sono iniziati i problemi di Francesco.

Adesso, che proprio dei Francescani si siano macchiati di questa infamia ... la dice lunga su quanto ancora incerto e arduo sia il già difficile cammino di rinnovamento che sta tanto a cuore al Papa.
Fa ben sperare però il fatto che siano stati i nuovi vertici dell'ordine religioso a sollecitare le indagini.



Modello Cornell - II parte

Questa seconda parte del tutorial vi mostra come creare un modello Cornell da compilare direttamente al computer e da stampare a completamento della stesura degli appunti, volendolo.
Vi sono due alternative: basare il modello sulle tabelle oppure sulle cornici.
In questa II parte considererò il modello sulla base tabellare. Il risultato ottenuto dovrebbe essere simile a quello mostrato nell'immagine:

Le parti essenziali del modello sono costituite da un'intestazione che riposta data, argomento e pagine; una colonna sinistra per parole e concetti chiave; una colonna destra per gli appunti; uno spazio sottostante per integrazioni, sunti e note.
L'intestazione l'ho strutturata tramite una tabella di tre colonne ed una sola riga: la prima cella va compilata a mano, le altre due prevedono, facoltativamente, l'inserimento di campi.

Inserire un Campo
Inserire una tabella e stabilire le dimensioni a proprio piacere. Posizionando il cursore nella seconda cella seguiamo questa sequenza di comandi : Inserisci | Parti rapide | Campo | Categorie : Collegamenti e riferimenti | StyleRef |Titolo 1
Con questa serie di comandi inseriamo nella cella un riferimento allo Stile Titolo1, che è lo stile con il quale formatteremo quelli che potrebbero essere capitoli o sezioni dei nostri appunti.
Lo stesso procedimento va seguito per il numero di pagine nel formato p/pp: Inserisci | Parti rapide| Campo| Categorie: Numerazione| Page
Dopo aver confermato con OK, aggiungere il simbolo / a destra del numero di pagina e ripetete : Inserisci | Parti rapide | Campo | Categorie: Informazioni documento | NumPages

A questo punto possiamo occuparci della tabella centrale del modello.
Inseriamo il titolo dei nostri appunti e formattiamolo con lo stile Titolo 1: vedremo che Word scrive lo stesso titolo nella cella dell'intestazione centrale.
Andando a capo, inseriamo una tabella di tre colonne e stabiliamo le ampiezze a piacere; io ho impostato questi valori per l'ampiezza delle colonne : 4,2| 1,0| 12,4
Per l'altezza della riga non va impostato alcun limite numerico.

Nella prima colonna ho impostato un font in grassetto con dimensioni ridotte rispetto a quelle del testo normale. La nostra tabella sarebbe bella e pronta ma dovremmo stabilire una cosa: se ci convenga lavorare su un'unica tabella o se sia meglio avere a disposizione un modello di quella tabella per poterlo richiamare di volta in volta ex novo. Io mi sono regolato nella prima maniera ma se volete richiamare la tabella base, quella vuota che avete formattato a vostro piacere, basta selezionarla e aggiungerla alla raccolta delle Tabelle veloci: Inserisci | Tabella | Tabelle veloci: salva selezione nella raccolta Tabelle veloci. A questo punto ogni volta che avrete bisogno della vostra tabella pre-formattata potrete richiamarla da questo menu.

Per sunti, integrazioni e note ho utilizzato la funzione di Word nota a piè di pagina.

Dovrebbe essere tutto già utilizzabile: non resta che provare ad inserire i vostri appunti utilizzando il tasto TAB ogni volta che avete necessità di inserire un nuovo concetto chiave.

Quando avrete finito, dovrete solo nascondere i bordi della tabella ed eventualmente stampare i vostri appunti. 

Posso aver dato per scontato alcuni passaggi: chiedete pure chiarimenti se avete bisogno.

Ci sarebbe una terza possibilità per creare un modello Cornell da compilare al computer, più elegante e complessa: prevede l'utilizzo di cornici e macro. Sono abbastanza indeciso se farne un tutorial o meno. Probabilmente sarebbe meglio un video-tutorial. Non so, però!

Buona domenica

Modello Cornell I parte  > II parte > III parte

L'insania

Si dice sempre "non ho parole".
Si intende dire allora che il dolore, la sorpresa, lo sgomento e qualsiasi cosa sia è tale che ammutolisce, fa tacere, zittisce anche i pensieri.

Vorrei trovare invece parole diverse, smentire questo silenzio che presto sarà rabbia, distanza incolmabile e guerra senza pietà. Vorrei dire che "ci sono parole nuove" che aspettano di posarsi sulle nostre labbra, di varcare la soglia dei nostri cuori, di mettersi in viaggio e giungere nei cuori e nelle intelligenze di tutti quegli uomini che, si dice, hanno grandi responsabilità, impensabile potere e, dunque, fanno la storia.

Io, nel dolore che affligge la terra intera e Parigi, cara e amata, ho trovato parole che potremmo imparare a considerare.
Sono parole di pace, quelle che solitamente non si conoscono bene, si pronunciano con disagio.
Sono invece le sole che abbiano senso, oggi!


Modello Cornell - I parte

Il modello Cornell è un costante riferimento nella mia vita. Prima di sapere che avesse questo nome, utilizzavo già modelli simili per i miei appunti, trovandoli, ancora oggi, molto adatti al mio stile di apprendimento in generale.
In queste prossime settimane vorrei mostrarvi come realizzare il modello in Word, tanto nel formato stampabile che in quello, più complesso, elaborabile direttamente al computer.

Vi mostro subito di cosa si tratta

Nella parte sinistra dell'immagine, il modello Cornell strutturato in Word; nella parte destra, lo stesso modello compilato da me.

Sii proprio quella bellezza che sei


Nulla da aggiungere.
Vi auguro un buon inizio di settimana.
All'insegna di quella particolare bellezza che non si esprime per aggettivi ma raccomanda, con un verbo, di essere - solo e sempre -  se stessi.

Un vento che spira dalle cime

" Il viandante è, sotto molti aspetti, un uomo primitivo, così come il nomade è più primitivo del contadino. Tuttavia il superamento della sedentarietà ed il disprezzo per i confini fanno di gente del mio tipo degli alfieri del futuro."

 Hermann Hesse




Vi confesso che questo particolare soffio di vento, questo spiffero al quale ho porto l'orecchio, l'ho sì colto al volo ma, temo, non del tutto. Una parte significativa del contenuto è rimasta come una bandieruola sdrucita fuori dalle mie finestre, come non considerata.
Insomma, non è la frase nella sua interezza o la retorica altisonante di chi la pronunciava ad aver attratto la mia attenzione; piuttosto, una parola, una sola: viandante.

E' - viandante - uno di quei termini  a me cari, una parola quasi di senso escatologico per me.
Mi accorgo di ricorre ad essa frequentemente per alludere a quelle realtà umane che per la loro ampiezza o per la loro intangibilità sono difficili da trattare - almeno per me - in quanto delicate talmente tanto che è facile vederle guastate, rovinate dal tocco pur leggero delle mie o altrui considerazioni.

Con la dovuta gentilezza

Le porte (portoni, portacce...) che mi è capitato di fotografare sono quasi sempre chiuse da tempo, chissà perché. Sembrano scampate e sopravvissute ad esodi di intere famiglie e alle loro quotidiane disgregazioni.
Talvolta, invece, sembra che  stiano custodendo una vita che non mi è dato di conoscere e toccare; sono porte chiuse anch'esse ma che non danno l'impressione di essere sbarrate, inchiavardate rigidamente sui cardini: sono solo silenti e discrete, limite tutelare di un patrimonio che, giustamente, si vuole preservato, tenuto dentro a dispetto di quanto si aggira per i vicoli di questo mondo.

Ve ne sono poi altre, chiuse anch'esse queste porte, ma a loro maniera parlanti.
E' una chiusura che vuole comunicare, che ha da dire, desidera notificare o fare richiesta senza tuttavia mettersi in piazza o esporsi o chiamarsi in causa ogni santa volta che fosse richiesto.
Piuttosto, una volta e basta. Una volta per tutte.

Porte prudenti, che hanno capito tutto della vita: vinci se ti comprometti il meno possibile.


Con la dovuta gentilezza - si capisce - ma il messaggio è chiaro e tondo.
Non si può equivocare e fare i tonti.

Uscio e bottega

Molti dei miei scatti distratti ritraggono porte, portoni e, non raramente, portacce sghembe e sbilenche, ritorte e rigonfie dall'incuria o dall'avverso trascorrere del tempo.
Sono questi i miei scatti forse meno distratti, perché sempre preceduti da un attimo di incanto e da una riflessione lenta e meditata che ritarda il momento vero e proprio dello scatto.
In quei contesti, lo sguardo sembra avere di meglio da fare che concentrarsi sugli aspetti tecnici dello scatto; e desidera soffermarsi a lungo, esplorare, restare lì a cogliere impressioni e significati.


Si dice ancora stare o essere ad uscio e bottega?

Avviso per angeli, gatti,acrobati e furfanti



Però... come dargli torto?

Peccato, una goccia di pioggia ha creato un alone. Pazienza: scatto vissuto!
;-)

buona notte

Un castello di sabbia


Quand’ero bambina, mi svegliavo quasi tutte le mattine trovando una giornata
di sole, un cielo terso e le onde verde-blu dell’Oceano Atlantico lì vicino. Questa
era Miami negli anni Cinquanta e Sessanta – prima di Disney World, prima
che la meraviglia Déco di South Beach venisse restaurata, all’epoca in cui parlando
di “invasione cubana” si intendeva poche centinaia di persone terrorizzate
a bordo di imbarcazioni di fortuna, non un movimento culturale di proporzioni
sismiche. Per lo più, Miami era il posto dove venivano a passare l’inverno i newyorkesi
infreddoliti, dove erano arrivati (separatamente) i miei genitori dalla East
Coast, dopo la II guerra mondiale, e dove si erano conosciuti il primo giorno di
college di mia madre alla University of Florida a Gainesville.
Ogni famiglia ha la sua mitologia, le storie fantastiche che ci legano gli uni
agli altri – il marito alla moglie, i genitori al figlio, i fratelli tra loro. Etnicità,
cibi preferiti, l’album dei ricordi o il baule di legno in soffitta, o quella volta
che la nonna disse quella cosa, o quando zio Fred partì per la guerra e non tornò
mai più… Per noi – per me e per i miei fratelli – la prima storia che ci venne
raccontata fu che tra i nostri genitori fu amore a prima vista.

incipit tratto da
Un castello di sabbia
di
Elyn R. Saks

Piccola Storia tra i vicoli

Il fascino della storia, come quello del mare, risiede in ciò che cancella: l'onda che sopraggiunge fa sparire dalla sabbia la traccia della precedente.

Gustave Flaubert

- - - 

Se Flaubert avesse ragione, perderemmo molto a non conservare traccia del nostro passato.
In realtà - e per fortuna - il passato non è poi del tutto passato e può ancora dire qualcosa a noi tutti.


Lo ricordate il bel palazzo patrizio che vi ho mostrato in uno dei post precedenti?
Si trova al confluire di due strade di cui una, la maggiore, via Federico II di Svevia, corre in due sensi: in alto, verso San Domenico e  il Palazzo Ducale, e in basso, verso Porta Sant'Andrea.
L'altra stradina, più modesta, si chiama oggi via Isabella d'Inghilterra e prende slancio dalla precedente, portandosi un poco in basso e subito slargandosi poi nella soleggiata piazza Fravina.

L'incontro di due strade collima stranamente con quello di due vite: lui, Federico II di Svevia, più noto forse con gli appellativi di "Stupor mundi" e "Puer Apuliae" che con il suo vero nome , Federico II Hohenstaufen, non ha bisogno di presentazioni; lei, Isabella, giovane figlia di Giovanni Senzaterra, re d'Inghilterra, sarebbe dovuta andare in sposa a Enrico, figlio di Federico II, ma divenne la terza moglie dell'imperatore per via di certi affari e convenienze di governo.

I chis'n'fott


Colta anche questa nel vento; forse più frequentemente di tante altre, al punto che, se di vento si tratta, potrebbe allora essere un vento costante, un aliseo.
La versione campana con la quale ho cercato di rendere questo particolare spiffero di vento non tragga in inganno: gli individui chis'n'fott sono molto ben rappresentati sul territorio nazionale e non se ne parla nemmeno dell'eventualità che qualcuno possa perdersene un certo numero di esemplari a giorno !
Tranquilli: ce n'è per tutti.
:-)

... che ho colto nel vento - blackboard

Nessuno osa dire addio alle proprie abitudini.
Più di un suicida s'è fermato sulle soglie della morte 
pensando al caffè dove andava a giocare tutte le sere 
la sua partita a domino

Honoré de Balzac
( Il cugino Pons)


Ci ho pensato un po'.
E poi, come mia consuetudine, ci ho ripensato.
Se ci avessi pensato anche solo un'altra mezza volta - chissà - forse...

La buona notizia è che poi ad un certo punto ho smesso di pensarci!

L'ultima volta ...

Questo post probabilmente verrà completato in seguito.
Intanto mi sono posto la domanda.

:-D

Immagine dal web. Mie le didascalie.
Le risposte vanno cercate molto oltre le pagine del calendario, non credete?

Felice giornata
;-)

Giorno di festa

Tra la strada di s. Andrea e il vico Melillo

I miei giorni di festa più belli , se posso, amo passarli tra i vicoli del mio paese.
Paese è un  termine oggi improprio se attribuito a quella che ormai è considerata una vera e propria città.  L'anacronismo lessicale però mi è congeniale, riflette la mia intima appartenenza a questo luogo, che non è totale, indiscussa, campanilistica, ampia nel senso geografico. E' invece riservata e ristretta, legata a poche prospettive, a quegli scorci che per me - e forse per me solo - sono importanti e significativi.
Tutto il resto, almeno per quanto mi riguarda, è... città.


Vedi alla voce "Amore"

Il più generico dei sentimenti. Il più esaltato e il più frainteso.
Forte nelle sue implicazioni, fragile e disarmato nella dura battaglia per la vita.

In ogni amore, ci sono almeno due esseri, 
ciascuno dei quali è la grande incognita nelle equazioni dell'altro.

Zygmunt Bauman
(Amore liquido)


Piccolo dizionario delle emozioni

Fonte Web, adattata da me

Conoscevo un vecchio maestro che andava fiero del suo calessino d'altri tempi. Per la maggior parte del'anno la vecchia carretta se ne stava in disuso al di sotto di un pergolato: la tirava fuori da lì all'incirca di questi giorni. Mai capito perché!
Il sopraggiungere dell'autunno sembrava ridestarlo, richiamandolo a qualche interesse sopito, qualche sua vecchia passione. Credo che le ragioni di tale consuetudine fossero altre da quelle puramente meterorologiche, ma non ho mai chiesto nulla a riguardo né desiderato di sapere cose che sconfinassero oltre una nostra tranquilla e marginale conoscenza.

Gli alberi

Foto di Nae Chantaravisoot

 - Cechov, nel 1888, scriveva: " Chi conosce la scienza sente che un pezzo di musica e un albero hanno qualcosa in comune, che l'uno e l'altro sono creati da leggi egualmente logiche e semplici".
Dieci anni dopo a un amico che va a trovarlo in Crimea dice: " Qui ogni albero l'ho piantato io e mi sono cari. Ma ciò che importa non è questo, è il fatto che prima che venissi io qui non c'era che un terreno incolto e fossi pieni di pietrame e cardi selvatici. Ho trasformato quest'angolo perduto in un luogo bello e civile. Lo sa? Fra tre, quattrocento anni, tutta la terra si trasformerà in un bosco fiorito e la vita sarà meravigliosamente leggera e facile". -

Mario Rigoni Stern, Arboreto selvatico

- - -

A me piace condividere e alimentare questo sogno improbabile .
E come sempre, continuo a sperare da pessimista, con una volontà da ottimista.
Per questa ragione segnalo ai  facili eradicatori - purtroppo,ce ne sono in ogni amministrazione sul territorio nazionale - la consultazione del sito conalpa.it : prima di mettere mano alle motoseghe, assicurarsi di aver fatto tutto il possibile per evitare inutili e irrimediabili scempi!

un abbraccio
;-)


In viaggio


Ho sempre pensato che l'arte di viaggiare - se esiste una cosa che io possa chiamare in questo modo - degradi lentamente in un altro tipo di arte: l'arte di saper fare a meno.
Guardando il mastodontico zaino che Cheryl Strayed (Reese Witherspoon) porta sulle esili spalle, non si può fare a meno di pensare un sommesso "troppo".
E' troppo. C'è in esso un troppo di ogni cosa.

Tra ricordo e dimenticanza

Rappelle-toi Barbara - scrive -per sempre- un sempre prezioso Prévert,

Ricordati Barbara
pioveva senza tregua
quel giorno a Brest

E noi, amanti, lettori, dispersi per il mondo, fanciulli nell'animo, noi restiamo zitti come i bambini quando ascoltano una favola bella, una storia che incanta.
E desideriamo ricordare anche noi, sapere anche noi di quei due là, di questo raro incontro nella dolente e martoriata Brest, in rue de Siam.

Rappelle-toi Barbara
il pleuvait sans cesse sur Brest
Et je t'ai croisée rue de Siam

E tu sorridevi, e sorridevo anch'io


Solo la poesia più elevata - o la più elevata tragedia - può rendere imperativo il ricordo: nel nostro vagolare su questa terra conviene più spesso smemorare o - come suggerisce Maurice Martin du Gard - scegliere con cura quello che si deve dimenticare, giacché, se tutto ricordassimo, la vita risulterebbe allora abbastanza impossibile.

Pollice verde

E sì, siamo proprio in tema.
Guardate fuori.
C'è sole anche stamattina!
Siamo in primavera inoltrata. 
E' un segnale chiaro, per la chimica del nostro essere.

Per lo meno dovrebbe esserlo.

Se vi siete un po' spenti, se vi sentite un tantino distanti dalla vostra intima natura ribelle... ricordatelo a voi stessi: siete voi  quelli che, mogi mogi ,vi avviate verso il lavandino; voi quelli  che mestamente rimestate tra spazzolini multicolore e che vi guardate, audaci,  allo specchio e fate smorfie pachidermiche che, vi farebbero anche sorridere ma che, così come siete conciati, vi fanno un tantino trasalire e penare.

Siete voi.

Non dico pronti per grandi sprint, ma, almeno, mettetelo in conto di poter fare un piccolo, sottile respiro rinfrancante. Considerate, anche solo per un istante, che l'uomo/la donna  davanti allo specchio potreste essere ancora voi.

Cercatevi.

Amatevi.

Trovate tempo per un sorriso.
State comodamente seduti, magari al tavolino di un bar, a godervi questo sole, questa luce, queste barche che vanno sul mare, e le loro vele turgide di vento, che sembrano, da qui, lenzuola imbrigliate.

Voltando pagina - attenzione al caffé macchiato ( che non si rovesci per intero sul paginone) -  leggerete forse anche voi di queste buffe questioni:

Il cavaliere inesistente


Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po' invecchiato, dall'ultima volta che l'avevano visto quei guerrieri.
Fermava il cavallo a ogni ufficiale e si voltava a guardarlo dal su in giù. - E chi siete voi, paladino di Francia?
- Salomon di Bretagna, sire! - rispondeva quello a tutta voce, alzando la celata e scoprendo il viso accalorato; e aggiungeva qualche notizia pratica, come sarebbe : - Cinquemila cavalieri, tremilacinquecento fanti, milleottocento i servizi, cinque anni di campagna.
- Sotto coi brètoni, paladino! - diceva Carlo, e toctoc, toc toc, se ne arrivava a un altro capo di squadrone.
- Ecchisietevòi, paladino di Francia? - riattaccava.
- Ulivieri di Vienna, sire! - scandivano le labbra appena la griglia dell'elmo s'era sollevata. E lì - Tremila cavalieri scelti, settemila la truppa, venti macchine da assedio. Vincitore del pagano Fierabraccia per grazia di Dio e gloria di Carlo re dei Franchi!
- Ben fatto, bravo il viennese, - diceva Carlomagno, e agli ufficiali del seguito : - Magrolini quei cavalli, aumentategli la biada - . E andava avanti: - Ecchisietevòi, paladino di Francia? - ripeteva, sempre con la stessa cadenza : "Tàtta tatatài tàta tàtatatàta ... "

Incipit tratto da
  Il cavaliere inesistente
di Italo Calvino

Liste (ma parliamo d'altro!)


Cose deludenti
Un cane che latra durante il giorno. Una rete di bambù lasciata nel fiume fino a primavera. Una veste color prugna indossata nel terzo o nel quarto mese. Un bovaro che non tenga ai suoi buoi...

Cose appartenenti al passato e che ci ispirano nostalgia
Ornamenti di altee appassite. Gli oggetti del gioco delle bambole. Trovare in un libro, schiacciati tra le pagine, lembi di vesti di un tempo...

E poi ...

" I mari più attraenti sono il mare d'Acqua, il mare della Bontà, il mare Riva di Fiume...".

"Le montagne più belle sono : la Tenebrosa, la montagna delle Querce, quella dei Tre Cappelli, l'Impenetrabile, l'Indimenticabile, la montagna del Pino Solitario. Stupenda è la montagna dell'Alba Oscura, se contemplata da lontano"

Cose che dovrebbero essere vicine ma sono realmente lontane
Il paradiso, i viaggi per mare, i rapporti umani.


Una storia semplice

Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi - Michelangelo Merisi da Caravaggio

Non proprio un incipit, quello riportato nel post: siamo, infatti, più che oltre l'inizio del breve romanzo "Una storia semplice", di Leonardo Sciascia. Siamo, precisamente, poco oltre la metà del libro, quando l'autore riassume , in maniera veramente esemplare, quanto accaduto nelle pagine precedenti.
Quando lo avrete letto, quel piccolo miracolo di sintesi, avrete forse anche voi l'impressione che il titolo del racconto, "Una storia semplice", nasconda forse una mistificazione: non è per nulla "semplice" la concatenazione di eventi che lega tra loro la telefonata giunta "alle 9 e 37 della sera del 18 marzo, sabato, vigilia della rutilante e rombante festa che la città dedicava a san Giuseppe..."con il dispiegarsi degli accadimenti di questa storia (per niente) semplice.

Leonardo Sciascia scrisse questa storia semplice ispirato da un fatto realmente accaduto: il furto del dipinto di Caravaggio Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, trafugato dall'Oratorio di San Lorenzo, a Palermo, e mai più ritrovato.

Don Chisciotte





Vero (nel bene e nel male!)
Un piccolo gruppo di spiriti determinati animati da una incrollabile fede nella loro missione può alterare il corso della storia.

(Mahatma Gandhi)

Poche ciance
Le parole senza azioni sono gli assassini dell'idealismo

(Herbert Hooverl)

La sconfitta rinforza i veri ideali
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà.

(Anna Frank)

Poche ciance (2)
Gli ideali non sono fatti per gli idealisti.

(Stanislaw Jerzy Lec )

Vivere, vivere ...!
Sono più le persone disposte a morire per degli ideali, che  quelle disposte a vivere per essi.

(Hermann Hesse)


La buona idea

Quando le idee ci sono, e magari sono anche buone e ragionevoli, non è detto che sia tutto fatto e compiuto. Le idee, come i pensieri, le emozioni, i sentimenti...,sono materia friabile: hanno tracce di inconsistenza in sé, portano il segno di una indiscutibile fragilità. Sono cose umane, del resto; possono essere travisate, sovvertite, formarsi in noi come nate da improvvisa intuizione o, più spesso è così, a forza di battere e ribattere, di cadere e rialzarsi, di cambiare vite nel corso di una sola vita.
Le idee, quanto mi costa ammetterlo, possono essere manipolate, infine.
Possono insomma cambiare forma e sostanza in base a quello di cui si nutre il nostro cuore.
Questa è la forza e, al tempo stesso, la fragilità di noi umani.

Tornano le mie mappe concettuali.

Il dolore


Ognuno di noi conosce il dolore, anche se talora si presenta con maschere che appaiono lontane dalla sofferenza.
Persino la violenza è un'espressione, certo inadeguata, della sofferenza: se vuoi capire la violenza devi sapere cos'è la paura e cosa il dolore. Il dolore dentro di me, il dolore che si nasconde dentro di te e che colpisce all'improvviso oscurando la speranza.
Non mi riferisco al dolore fisico, ma a quel dolore che si lega all'esistenza, alla fatica di vivere. Un male che va oltre la fisicità e si riferisce all'Io, all'unità della nostra persona, e che può far soffrire talmente tanto da soffocare in noi il desiderio di vivere. Allora il dolore assume il volto della morte e si vuole che tutto termini, che sparisca anche quel senso di inadeguatezza che ci fa sentire dei mostri.

Ma non voglio che questa lettera sia triste o troppo malinconica, vorrei che tu provassi qualche volta a esercitarti in questa traduzione del dolore e, sotto la superficie dei conflitti, delle baruffe quotidiane, cercassi di scorgere il dolore. Chiedendoti se non sia proprio lui il protagonista di quella ennesima storia di dissapore o addirittura di odio.

Lettera a un adolescente
di Vittorino Andreoli

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Breve storia del tempo


LA NOSTRA IMMAGINE DELL'UNIVERSO

Un famoso scienziato (secondo alcuni fu Bertrand Russell) tenne una volta una conferenza pubblica su un argomento di astronomia. Egli parlò di come la Terra orbiti attorno al Sole e di come il Sole, a sua volta, compia un'ampia rivoluzione attorno al centro di un immenso aggregato di stelle noto come la nostra galassia. Al termine della conferenza, una piccola vecchia signora in fondo alla sala si alzò in piedi e disse: " Quel che lei ci ha raccontato sono tutte frottole. Il mondo, in realtà, è un disco piatto che poggia sul dorso di una gigantesca tartaruga". Lo scienziato si lasciò sfuggire un sorriso di superiorità prima di rispondere:" E su cosa poggia la tartaruga?". "Lei è molto intelligente, giovanotto, davvero molto", disse la vecchia signora. " Ma ogni tartaruga poggia su un'altra tartaruga!"
La maggior parte delle persone troverebbe piuttosto ridicola quest'immagine del nostro universo che poggia su una torre infinita di tartarughe, ma perché mai noi dovremmo pensare di saperne di più? Che cosa sappiamo sull'universo, e dove sta andando? L'universo ebbe inizio e, in tal caso, che cosa c'era prima? Qual è la natura del tempo? Il tempo avrà mai fine?

Solo in tempo (qualunque cosa sia) ce lo dirà.


incipit tratto da
" Breve storia del tempo"
di Stephen Hawking

Emily L.

" Era cominciato con la paura.
Eravamo andati a Quillebeuf, come facevamo spesso quell'estate.
Eravamo arrivati alla solita ora, nel tardo pomeriggio. Come sempre avevamo indugiato lungo il parapetto bianco che fiancheggia la banchina oltre la chiesa, l'ingresso del porto, fino alla sua foce, il sentiero abbandonato che probabilmente porta alla foresta di Brotonne.

Uno sguardo all'altra riva, al porto del petrolio, e in lontananza, alle alte scogliere di Le Havre, al cielo. Poi, un altro sguardo al traghetto rosso che incrocia, alla gente che passa, all'acqua del fiume. E sempre quel parapetto che fa da sbarramento, fragile e bianco.
Dopo, andiamo a sederci al bar all'aperto dell'hotel de la Marine, al centro della piazza, di fronte all'attracco.
I tavolini sono all'ombra dei muri dell'hotel.
L'aria è immobile, non c'è un alito di vento.

Ti guardo, tu guardi il posto. Il caldo. Le acque piatte del fiume. L'estate. E poi guardi nel vuoto. Le mani giunte sotto il mento, bianchissime, bellissime, guardi senza vedere. Assolutamente immobile, mi chiedi cosa c'é. Dico come al solito. Che non c'é niente. Che ti guardo. "

- Incipit -



Il volo della martora


IL PERO E IL MELO

Quando venne deciso di abbattere il pero e il melo, ci rimasi male. Per più giorni tentai di convincere mio padre a lasciarli stare. Ma lui, mentre aspettava il calar della luna con la scure affilata, si ostinava a ripetere che erano secchi in piedi e che non servivano più a niente.
Era vero. I due alberi che segnavano il confine del cortile erano morti da mesi. Anche se le radici cercavano ancora vita sotto la terra, sui rami non cresceva più nulla. Le radici sono come le mamme che insistono fino alla morte nell'aiutare i figli in difficoltà, ma il cocciuto senso materno non bastava a far tornare i frutti sui rami rinsecchiti, e il verde del fogliame non ombreggiava più la casa nei giorni d'estate. Solo il melo, a tarda primavera, riusciva a mettere ancora tre foglioline su un ramo avvizzito, ma era una vita in apnea, di breve durata, e le foglie cadevano dopo pochi giorni.

"Sono anche brutti da vedersi" diceva mio padre mentre già stabiliva il giorno del taglio.
Evidentemente la decadenza cancella l'affetto nelle persone, altrimenti non saprei spiegare perché si portano i vecchi a spegnersi nella tristezza degli ospizi. E perché si decide che un albero morto non è più bello. Che non è più utile. Se la vecchiaia abbruttisce il corpo umano, nelle piante è diverso: un tronco secco, con lo scheletro fermo nel vento e i rami che graffiano l'aria, è una scultura bella e inquietante, che fa riflettere. Inoltre può ancora ospitare la sosta degli uccellini in volo. Eppure nei cortili, negli orti e nei giardini, gli alberi morti vengono abbattuti. Forse perché sta scritto da qualche parte: l'albero che non dà frutto va tagliato.

Per me il pero e il melo erano due vecchi e cari compagni. Si diventa amici di qualcuno o di qualcosa prima di tutto per iniziale simpatia. Poi il sentimento cresce nutrendosi col pane della vita. Diventerà forte dopo aver scambiato gioie, dolori, ansie, paure, odio, amore, ovvero emozioni. Peccato che con i nostri simili non duri molto: solo nella natura ho trovato l'intesa perenne, poiché la natura perdona sempre e sorride ai deleteri mutamenti dell'animo umano.
Assieme ai due alberi, ora minacciati dalla logica dell'uomo, avevo trascorso quel periodo di tempo fondamentale che va dall'infanzia all'adolescenza. Per me non erano morti. Erano nudi e malridotti ma non erano morti e mi parlavano ancora con voce che esprimeva una lingua misteriosa e dolce, sconosciuta alla moltitudine.

Giacevano distesi sulla vecchia terra nutrice, ridotti in pezzi sparpagliati alla rinfusa. Per me erano stati casa, cibo, montagna, volo, aria, gioco, freschezza, fatica, gioia, dolore, affetto, pioggia, vento. Tutta la terra sta rinchiusa in un albero.
Vibravano i tamburi della sera che annunciavano la via Crucis vivente. Nel paese si perpetua da secoli il rito che rievoca la morte di Cristo: all'imbrunire un uomo viene inchiodato su due tronchi d'albero incrociati. Quel giorno fu costruita una croce con legno di pero e di melo.

Incipit e selezioni tratte da un racconto contenuto in
" Il volo della martora"
di Mauro Corona

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Buoni propositi (su che ce la fate!)



www.natangelo.it

Con i "buoni propositi" mi sono voluto mantenere prudente: nessun buon proposito in particolare.
Sto bene così.
I dubbi, caso mai, erano tra alternative abbastanza ingombranti: migliorare me stesso, migliorare il mondo, salvare il pianeta ...?
Sono tutte cose per le quali non basta una vita, figuriamoci un anno.

Cercare di restare buono e tranquillo, invece, mi sembra una cosa tentabile. 
Sebbene in certi casi... con talune persone... sarà una vera e propria impresa!

Non importa: ci penserò strada facendo.

;-)

un abbraccio