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Cara Sholeh dal cuore tenero

" Cara Sholeh,
oggi ho saputo che per me è arrivato il momento di affrontare la Qisas*. Mi ferisce che non mi abbia fatto sapere tu che ero arrivata all'ultima pagina del libro della mia vita. Non credi che avrei dovuto saperlo? Lo sai quanto mi vergogno della tua tristezza. Perché non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e quella di papà?
Il mondo mi ha concesso di vivere 19 anni. Quella malaugurata notte avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città e dopo qualche giorno la polizia ti avrebbe portato all'obitorio per identificare il mio corpo e là avresti saputo che ero stata anche stuprata. L'assassino non sarebbe mai stato trovato, dato che non siamo né ricchi né potenti come lui. Poi tu avresti continuato la tua vita con sofferenza e vergogna e qualche anno dopo saresti morta per questo dolore e sarebbe andata così.
Ma con quel maledetto colpo la storia è cambiata. Il mio corpo non è stato gettato da qualche parte, ma nella tomba della prigione di Evin e della sua sezione di isolamento. E ora nella prigione-tomba di Shahr-e-Ray. Ma arrenditi al destino e non lamentarti. Tu sai bene che la morte non è la fine della vita.

Vetrine

Sul consumismo e sulla commercializzazione dei beni di consumo non ritengo di avere un atteggiamento da bacchettone: so bene, e me ne capacito, che da quando l'uomo ha inventato la ruota si è anche venuto a instaurare un principio inamovibile secondo il quale ciò che rende comoda, piacevole, appagante la vita della gente debba necessariamente avere un prezzo.
Quello che offende la mia intelligenza è credere che per vivere un'esistenza piacevole e appagante occorra  perdere di vista quei beni intangibili che pure bisognerebbe desiderare di conseguire o di non perdere.
E poi, ancor più, è la rapacità insita nel moderno consumismo che mi rende antipatica l'etichetta di "consumatore", giacché viene a corrispondere troppe volte ad una fame insaziabile di cose e simboli per colmare la quale si è implicitamente disposti ad accondiscendere a troppe brutture ecologiche e umanitarie.
Ecco, che il prezzo da pagare sia solo quello monetario: questo è il detestabile inganno!

Ho letto, nell'ormai consueto dizionario delle felicità, il seguente bel pensiero di Maria Venturini e volevo, almeno in parte, proporlo alla vostra attenzione.
Più sotto, alcune citabilia che a me hanno detto molto e che spero sussurrino qualcosina anche a voi.

Felice giornata

;-)

Buongiorno in musica

La musica che ascolto più spesso è proprio questa.
Appena posso e con totale meraviglia: sembra che ogni nota o accordo possa corrispondere alla piega del mio sorriso, un po' al mio mondo interiore mai del tutto esplorato, a certe nevicate che sembrano fredde e struggenti come quelle vere e che sono invece contenute, trattenute in un mondo di favola, dentro belle bocce di cristallo.

Felice giornata

:-)



Colui che conosce il proprio obiettivo si sente forte
questa forza lo rende sereno
questa serenità assicura la pace interiore
Solo la pace interiore consente la riflessione profonda
La riflessione profonda è il punto di partenza per ogni successo

- Lao Tse -

Tardi


Ogni cosa si colloca nel tempo.
A volte è il tempo minimo delle cose che sono quotidiane, ordinarie: il tempo che dedichiamo a parlare a noi stessi, il tempo che passiamo con altri o che investiamo nelle cose che ci fanno bene, che ci fanno crescere; altre volte è il tempo severo e graffiante degli eventi, delle svolte epocali e dei grossi titoli sui giornali.
Che sia l'uno o l'altro, ogni cosa si colloca nel tempo, e da esso viene lambita, sfiorata dolcemente in un andirivieni ondoso che prima intride e poi inaridisce, prima elargisce e poi sottrae e deruba, raschiando, con quella speciale risacca, anche un po' di nostra vita.

Elling


Mi presento: io sono Elling
Il governo norvegese fornisce generosamente un posto per le persone che sono in una fase particolarmente confusa della loro vita. Ma io volevo semplicemente essere lasciato solo

Vi presento  Kjell Bjarne
Il mio compagno di stanza era un orangotango cui interessavano solo le femmine e il cibo

Elling e Johanne 
- Tu vorresti che ti dicessi veramente tutto sul conto di Kjell Bjarne, non è vero?
 - Perché?
 - Perché l'amicizia tra due uomini comporta una certa lealtà.
 - Io credo che lui sia un po' strano...
- Io preferisco usare l'espressione "raro"!
- Eh???
- E' unico! E' un tipo unico !
- Ooooh... bella definizione! Non lo so... il fatto è che lui non parla mai con me
- E' di natura riflessiva

Elling e Kjell Bjarne
Ecco, ci risiamo. Kjell Bjarne sembra portare sulle spalle tutte le persone che incontra.

La Buick Century di Alfons e la meraviglia di Kjell Bjarne 
(dei monelli la stanno distruggendo)
- Porca merda, ma è bestiale!
- MI sono slogato una caviglia per cercare di cacciarli via
- Una Buick Century del '59 non decapottabile!
- Del '58! L'abbiamo comprata nel '62
- E' sua?
- E' un sacco di tempo ormai che non la guido più. Quando la mia povera moglie è morta... Spero che non finiscano di rovinarmela.
- Vuole che gliela riporti in vita?
- Mia moglie?
- No, la Buick !

La macchia umana

" Fu nell'estate del 1998 che il mio vicino Coleman Silk - che prima di andare in pensione, due anni addietro, era stato per una ventina d'anni professore di lettere classiche al vicino Athena College, dove per altri sedici anni aveva fatto il preside di facoltà - mi confidò che all'età di settantun anni aveva una relazione con una donna delle pulizie trentaquattrenne che lavorava al college. Due volte la settimana questa donna puliva anche l'ufficio postale, una piccola baracca rivestita di scandole grigie che pareva aver protetto una famiglia di braccianti dai venti della Dust Bowl negli anni trenta e che, piantata solinga e derelitta a metà strada tra la pompa di benzina e l'emporio, fa sventolare la bandiera americana all'incrocio delle due strade che caratterizzano il centro commerciale di questa cittadina di montagna.
Coleman l'aveva vista per la prima volta mentre lei lavava il pavimento dell'ufficio postale nel tardo pomeriggio di un giorno in cui, qualche minuto prima della chiusura, era andato a ritirare la corrispondenza: una donna esile, alta e angolosa con i capelli tra il biondo e il grigio raccolti in una coda di cavallo e quei tratti del viso severamente scolpiti, associati di solito alle devote e laboriose massaie del New England che hanno dovuto sopportare gli stenti della vita coloniale, austere donne prigioniere della moralità dominante e di questa stessa moralità rispettose. Si chiamava Faunia Farley, e qualunque fosse la sua infelicità, la teneva nascosta dietro uno di quegli inespressivi volti ossuti che, senza nulla celare, tradiscono un'immensa solitudine."

Incipit tratto da La macchia umana, di Philip Roth

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Psicopatologia della quotidianità

Alla fine, le persone possono anche deludere: bisogna accettarlo se vivi con i piedi in terra.
Tanto più che ben poche soluzioni possono essere adottate a difesa di quei strafalcioni disumani che sono i deludenti impenitenti: bisogna rassegnarsi a vederli degenerare lentamente, ad andare sempre più giù di livello, come cerini tenuti tra le dita. 
Capiranno solo quando la fiammella si sarà spenta. E sarà troppo tardi!

Tenera è la notte (per tutti quelli che NON lo leggeranno mai)

Sulla bella costa della riviera francese, a mezza strada tra Marsiglia e il confine italiano, sorge un albergo rosa, grande e orgoglioso. Palme deferenti ne rinfrescano la facciata rosata, e davanti a esso si stende una breve spiaggia abbagliante. Recentemente è diventato un ritrovo estivo di gente importante e alla moda; dieci anni fa, quando in aprile la clientela inglese andava verso il Nord era quasi deserto. Ora molte villette vi si raggruppano intorno; ma quando questa storia incomincia, soltanto i tetti di una dozzina di vecchie ville marcivano come ninfee in mezzo ai pini ammassati tra l'Hotel des Etrangers di Gausse e Cannes, cinque miglia più in là.
L'albergo e quel luminoso pezzetto di stuoia che era la spiaggia, erano una sola cosa. La mattina presto l'immagine lontana di Cannes, il rosa e crema delle vecchie fortificazioni, le Alpi purpuree che cingevano l'Italia, venivano gettate nell'acqua e giacevano tremolanti nei gorghi e negli anelli spinti alla superficie dalle piante marine attraverso la limpida acqua bassa. Prima delle otto un uomo scendeva sulla spiaggia in un accappatoio azzurro, e dopo molte applicazioni preliminari di acqua fredda sul corpo, e molti brontolii e molti sospiri, si agitava un minuto in mare. Quando se ne era andato, spiaggia e baia restavano in pace per un'ora. Qualche mercantile arrancava verso occidente sull'orizzonte; i fattorini dell'autobus gridavano nel cortile dell'albergo; la rugiada asciugava sui pini.


Incipit tratto da Tenera è la notte, di Francis Scott Fitzgerald

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