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Un vento che spira dalle cime

" Il viandante è, sotto molti aspetti, un uomo primitivo, così come il nomade è più primitivo del contadino. Tuttavia il superamento della sedentarietà ed il disprezzo per i confini fanno di gente del mio tipo degli alfieri del futuro."

 Hermann Hesse




Vi confesso che questo particolare soffio di vento, questo spiffero al quale ho porto l'orecchio, l'ho sì colto al volo ma, temo, non del tutto. Una parte significativa del contenuto è rimasta come una bandieruola sdrucita fuori dalle mie finestre, come non considerata.
Insomma, non è la frase nella sua interezza o la retorica altisonante di chi la pronunciava ad aver attratto la mia attenzione; piuttosto, una parola, una sola: viandante.

E' - viandante - uno di quei termini  a me cari, una parola quasi di senso escatologico per me.
Mi accorgo di ricorre ad essa frequentemente per alludere a quelle realtà umane che per la loro ampiezza o per la loro intangibilità sono difficili da trattare - almeno per me - in quanto delicate talmente tanto che è facile vederle guastate, rovinate dal tocco pur leggero delle mie o altrui considerazioni.

Con la dovuta gentilezza

Le porte (portoni, portacce...) che mi è capitato di fotografare sono quasi sempre chiuse da tempo, chissà perché. Sembrano scampate e sopravvissute ad esodi di intere famiglie e alle loro quotidiane disgregazioni.
Talvolta, invece, sembra che  stiano custodendo una vita che non mi è dato di conoscere e toccare; sono porte chiuse anch'esse ma che non danno l'impressione di essere sbarrate, inchiavardate rigidamente sui cardini: sono solo silenti e discrete, limite tutelare di un patrimonio che, giustamente, si vuole preservato, tenuto dentro a dispetto di quanto si aggira per i vicoli di questo mondo.

Ve ne sono poi altre, chiuse anch'esse queste porte, ma a loro maniera parlanti.
E' una chiusura che vuole comunicare, che ha da dire, desidera notificare o fare richiesta senza tuttavia mettersi in piazza o esporsi o chiamarsi in causa ogni santa volta che fosse richiesto.
Piuttosto, una volta e basta. Una volta per tutte.

Porte prudenti, che hanno capito tutto della vita: vinci se ti comprometti il meno possibile.


Con la dovuta gentilezza - si capisce - ma il messaggio è chiaro e tondo.
Non si può equivocare e fare i tonti.

Uscio e bottega

Molti dei miei scatti distratti ritraggono porte, portoni e, non raramente, portacce sghembe e sbilenche, ritorte e rigonfie dall'incuria o dall'avverso trascorrere del tempo.
Sono questi i miei scatti forse meno distratti, perché sempre preceduti da un attimo di incanto e da una riflessione lenta e meditata che ritarda il momento vero e proprio dello scatto.
In quei contesti, lo sguardo sembra avere di meglio da fare che concentrarsi sugli aspetti tecnici dello scatto; e desidera soffermarsi a lungo, esplorare, restare lì a cogliere impressioni e significati.


Si dice ancora stare o essere ad uscio e bottega?

Avviso per angeli, gatti,acrobati e furfanti



Però... come dargli torto?

Peccato, una goccia di pioggia ha creato un alone. Pazienza: scatto vissuto!
;-)

buona notte

Un castello di sabbia


Quand’ero bambina, mi svegliavo quasi tutte le mattine trovando una giornata
di sole, un cielo terso e le onde verde-blu dell’Oceano Atlantico lì vicino. Questa
era Miami negli anni Cinquanta e Sessanta – prima di Disney World, prima
che la meraviglia Déco di South Beach venisse restaurata, all’epoca in cui parlando
di “invasione cubana” si intendeva poche centinaia di persone terrorizzate
a bordo di imbarcazioni di fortuna, non un movimento culturale di proporzioni
sismiche. Per lo più, Miami era il posto dove venivano a passare l’inverno i newyorkesi
infreddoliti, dove erano arrivati (separatamente) i miei genitori dalla East
Coast, dopo la II guerra mondiale, e dove si erano conosciuti il primo giorno di
college di mia madre alla University of Florida a Gainesville.
Ogni famiglia ha la sua mitologia, le storie fantastiche che ci legano gli uni
agli altri – il marito alla moglie, i genitori al figlio, i fratelli tra loro. Etnicità,
cibi preferiti, l’album dei ricordi o il baule di legno in soffitta, o quella volta
che la nonna disse quella cosa, o quando zio Fred partì per la guerra e non tornò
mai più… Per noi – per me e per i miei fratelli – la prima storia che ci venne
raccontata fu che tra i nostri genitori fu amore a prima vista.

incipit tratto da
Un castello di sabbia
di
Elyn R. Saks

Piccola Storia tra i vicoli

Il fascino della storia, come quello del mare, risiede in ciò che cancella: l'onda che sopraggiunge fa sparire dalla sabbia la traccia della precedente.

Gustave Flaubert

- - - 

Se Flaubert avesse ragione, perderemmo molto a non conservare traccia del nostro passato.
In realtà - e per fortuna - il passato non è poi del tutto passato e può ancora dire qualcosa a noi tutti.


Lo ricordate il bel palazzo patrizio che vi ho mostrato in uno dei post precedenti?
Si trova al confluire di due strade di cui una, la maggiore, via Federico II di Svevia, corre in due sensi: in alto, verso San Domenico e  il Palazzo Ducale, e in basso, verso Porta Sant'Andrea.
L'altra stradina, più modesta, si chiama oggi via Isabella d'Inghilterra e prende slancio dalla precedente, portandosi un poco in basso e subito slargandosi poi nella soleggiata piazza Fravina.

L'incontro di due strade collima stranamente con quello di due vite: lui, Federico II di Svevia, più noto forse con gli appellativi di "Stupor mundi" e "Puer Apuliae" che con il suo vero nome , Federico II Hohenstaufen, non ha bisogno di presentazioni; lei, Isabella, giovane figlia di Giovanni Senzaterra, re d'Inghilterra, sarebbe dovuta andare in sposa a Enrico, figlio di Federico II, ma divenne la terza moglie dell'imperatore per via di certi affari e convenienze di governo.

I chis'n'fott


Colta anche questa nel vento; forse più frequentemente di tante altre, al punto che, se di vento si tratta, potrebbe allora essere un vento costante, un aliseo.
La versione campana con la quale ho cercato di rendere questo particolare spiffero di vento non tragga in inganno: gli individui chis'n'fott sono molto ben rappresentati sul territorio nazionale e non se ne parla nemmeno dell'eventualità che qualcuno possa perdersene un certo numero di esemplari a giorno !
Tranquilli: ce n'è per tutti.
:-)

... che ho colto nel vento - blackboard

Nessuno osa dire addio alle proprie abitudini.
Più di un suicida s'è fermato sulle soglie della morte 
pensando al caffè dove andava a giocare tutte le sere 
la sua partita a domino

Honoré de Balzac
( Il cugino Pons)


Ci ho pensato un po'.
E poi, come mia consuetudine, ci ho ripensato.
Se ci avessi pensato anche solo un'altra mezza volta - chissà - forse...

La buona notizia è che poi ad un certo punto ho smesso di pensarci!