" Il viandante è, sotto molti aspetti, un uomo primitivo, così come il nomade è più primitivo del contadino. Tuttavia il superamento della sedentarietà ed il disprezzo per i confini fanno di gente del mio tipo degli alfieri del futuro."
Hermann Hesse
Vi confesso che questo particolare soffio di vento, questo spiffero al quale ho porto l'orecchio, l'ho sì colto al volo ma, temo, non del tutto. Una parte significativa del contenuto è rimasta come una bandieruola sdrucita fuori dalle mie finestre, come non considerata.
Insomma, non è la frase nella sua interezza o la retorica altisonante di chi la pronunciava ad aver attratto la mia attenzione; piuttosto, una parola, una sola: viandante.
E' - viandante - uno di quei termini a me cari, una parola quasi di senso escatologico per me.
Mi accorgo di ricorre ad essa frequentemente per alludere a quelle realtà umane che per la loro ampiezza o per la loro intangibilità sono difficili da trattare - almeno per me - in quanto delicate talmente tanto che è facile vederle guastate, rovinate dal tocco pur leggero delle mie o altrui considerazioni.