2014 (2) 2015 (29) 2016 (20) A scuola con Davide (2) Alfred Adler (1) Antonio Skàrmeta (1) Barbara Berckhan (1) Blackboard (3) Cesare Pavese (2) Charles Bukowsky (1) chitarra (1) Citabilia (48) citabilita (2) Computer e informatica (1) Cose amate (8) Dominique Loreau (1) E' poesia (1) Eppure il vento soffia ancora (1) Ernest Hemingway (1) Ernesto Ferrero (2) Ewan McGregor (1) Fabio Volo (2) Fotocitabilia (1) Francesco Guccini (1) Francis Scott Fitzgerald (2) Fred Uhlman (1) Gabriel Gàrcia Màrquez (1) Gianfranco Ravasi (1) Giuseppe Ungaretti (1) Goran Kuzminac (1) Hermann (2) Honoré de Balzac (1) Ignazio Silone (2) Il parolaio (3) Incipit (66) Index (1) Italiano (1) Italo Calvino (1) Jean-Paul Sartre (1) Jim Carrey (1) Karate Shotokan (2) Kate Wolf (1) Khaled Hosseini (3) Leonardo Sciascia (1) Letti e riletti (34) Libri (73) Ludovico Einaudi (1) Mappe Concettuali (4) Marguerite Duras (1) Maria Venturini (2) Mario Polito (1) Mauro Corona (1) memes (1) Michael Black (1) Mitch Albom (1) modelli (2) Nazim Hikmet (1) Noam Chomsky (1) Once Upon a Time (1) Pace (1) Parco Gezi (1) Parolaio (1) Paul Dirac (1) Pensieri in corso (46) Pensieri prima del buio (1) pensiero del mattino (1) Pensiero libero (1) Per chi non lo leggerà mai (2) Philip Roth (2) Pietro Abelardo (2) Primo Levi (2) Raffaele Morelli (1) Richard Bach (2) Richard Feynman (2) Roberto Cacciapaglia (1) Scatti distratti (11) Sean Penn (1) Sei Shonagon (1) software (2) Stefano Benni (1) Stephen Hawking (1) Trilussa (1) Turchia (1) Tutorial (3) Vademecum (1) Vi voglio raccontare (1) Videocitazioni (9) Viedeocitazioni (1) Visti e rivisti (23) Vittorino Andreoli (1) Will Smith (1) Word (3)

Il colonnello Chabert (per chi NON lo leggerà mai)


Mi ero illuso che per comprendere il pensiero e la fisionomia di Honoré de Balzac (1799-1850) mi sarebbe bastato leggere un paio dei suoi racconti e poco più. Vero è che non ho l'ambizione e la professionalità del critico letterario: sono un semplice lettore e, dunque, certe velleità dovrebbero risultarmi estranee...
Immagino però che sia capitato anche a voi qualche volta di leggere e voler capire.
E' un desiderio che sembra quasi un voler gettare lo sguardo oltre le pagine, indagare oltre le parole.
Purtroppo non è un desiderio sempre risolvibile: il più delle volte bisognerà stare ai fatti, contentarsi delle parole e delle loro fantastiche evocazioni.
A meno che non vi capiti qualcosa del genere...




Il colonnello Chabert


Uno studio di avvocato

" Ancora! Ancora la nostra vecchia palandrana!"
Questa esclamazione era sfuggita a un giovane scrivano, di quelli che negli studi di avvocato vengono abitualmente chiamati "galoppini", mentre addentava un pezzo di pane in un accesso di buon appetito: ne prese poi una mollica per farne una sorta di pallottola che lanciò allegramente dalla finestra a cui era appoggiato. La pallina di pane ben diretta, rimbalzò in aria dopo aver colpito il cappello di uno sconosciuto che stava attraversando il cortile di una casa di rue Vivienne, proprio dove abitava l'avvocato Derville.
"Su, andiamo,Simonnin, lasciate in pace il prossimo se non volete che vi metta alla porta. Un cliente, anche quando è povero, è pur sempre un essere umano, diavolo!", lo redarguì lo scrivano capo interrompendo il conteggio di una nota-spese.
Il galoppino è in generale un ragazzotto di tredici o quattordici anni, proprio come Simonnin, che, negli studi legali è agli ordini diretti dello scrivano capo delle cui commissioni personali e delle cui letterine amorose deve occuparsi anche quando va a recapitare le notifiche degli uscieri o i ricorsi ai tribunali. Se per carattere ricorda molto i monelli parigini, per le mansioni che deve svolgere fa parte del mondo del Cavillo. "

- Il colonnello Chabert -
(Honoré de Balzac)

- - -

Coach Carter


Ho una certezza. Ed  è questa : le sconfitte si fermano qui!
A partire da oggi giocherete da vincenti, agirete da vincenti e, soprattutto, voi sarete vincenti!
E ..., signori, vincere qui dentro è la chiave per vincere là fuori!
- Coach Carter (presentandosi) - 

Ricordatevi, anche se meritate la vittoria non ci sarà nessuno che ve la regalerà. A volte dovete prendervi quello che è vostro!
- Coach Carter ( tipica esortazione) -

Qual'è la tua paura più profonda, signor Cruz?
Di non essere all'altezza...
Arrenditi signor Cruz! Va' a casa!
- Coach Carter (tipico 'incoraggiamento')

Quattro mesi fa, quando ho accettato l'incarico, avevo un piano...
Quel piano è fallito.
Ero venuto ad allenare dei giocatori di basket ma poi ... siete diventati studenti.
Ero venuto ad insegnare a dei ragazzi ... e siete diventati uomini...
- Coach Carter (le cose non vanno mai come uno crede che debbano andare) -

La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati. La nostra più grande paura è quella di essere potenti al di là di ogni misura. E' la nostra luce, non la nostra oscurità, che più ci spaventa.
Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo. Non c'è nulla di illuminante nel rinchiudersi in se stessi così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure. Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c'è dentro di noi. Non è solo in alcuni di noi: è in tutti noi. 
Se noi lasciamo la nostra luce splendere inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso. Appena ci liberiamo dalla nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.
- Timo Cruz - 

- - -

buona domenica

:-)

Glory Road, vincere cambia tutto


E' un po' come quando si dice che la storia la scrivono i vincitori: puoi pensare il meglio che puoi  ma se poi  soccombi ,tutto il tuo nobile pensare resta lettera morta! Nella vita, ce lo insegnano anche attraverso il Basket  spettacolarizzato ( ma anche attraverso la cinematografia del Golf, del Kung- fu, della Boxe...) : il senso è sempre quello. Per cambiare il mondo, per scolpire nella mentalità della gente concetti e nuove aperture devi vincere. Se perdi non scalfisci niente, non scrivi niente, non rappresenti niente.
Mettiamola così, per semplificare.
:-)

- - -

Iniziamo male
 Don, accettando l'incarico : Budget per il reclutamento?
Assistente : Ross dice che è stato usato per l'illuminazione

Il pregiudizio
 Ross : Vuole parlare con Bobby Joe Hill? Guardi che con dei negri in squadra non si vince. Saltano, questo è sicuro, ma non hanno carattere, non reggono la pressione, non sono abbastanza intelligenti

Vedo quel che voglio
- Ha intenzione di mettere un nero in quintetto base?
- Sì. Io non vedo colori. Io vedo velocità, vedo tecnica e queste cose tu ce l'hai. Ed è quello che voglio mettere in campo.

Cuore di mamma
- Lui è il signor Haskins. E' venuto fin qui da El Paso, nel Texas. Vuole offrirti una borsa di studio per giocare da lui
- In Texas? Per farmi linciare?
- (Don) : No, El Paso non è come il resto del Texas ... è più cosmopolita.

Faccio di te quel che voglio
Don : Senza offesa, fratello, ma senza allenamento tu non riesci a superare neanche uno messo male come me
- Non supero lei? ... Io riesco a superarla, a passarcle dietro, sopra, sotto e anche intorno. La faccio girare come una trottola, la annodo come un cappio, le soffio il brunch e la ragazza ... e contemporaneamente prendo a calci il suo cane!

Benvenuti in Texas
- Ma dove cavolo ci stanno portando?
- Secondo me siamo finiti su un altro pianeta, fratello!
- Ehi, Willy ...
- Sì...??
- Hai 10 centesimi?
- Per fare che...?
- Devo chiamare mia madre, e dirle che sono un astronauta e che noi siamo i primi uomini neri sulla Luna.
...
- Che ci fanno tutte quelle carcasse sulla strada?
- Saranno i giocatori dell'anno scorso che cercavano di tornare a New York!

Un dio poco socievole
- El Paso, Texas. Un posto unico al mondo (...). Siete nella terra di Dio.
- Se è la terra di Dio ... è ovvio che il Signore non vuole vicini!

Il principio dell'uguaglianza (un richiamo)
 Venite qui! Ecco un altro esempio di come le teste di legno esistono in tutte le misure, forme e colore!

Fai il messicano
- Ehi, io torno indietro, chi viene con me?
- Devi stare calmo Jerry. Sorridi, dài. Cercate di sembrare messicani.
- Io sono un metro e novantadue!
- Cerca di sembrare tre messicani, allora!

Io resisto
Don - Che c'è? Vuoi mollare? te ne vuoi andare? Se molli adesso, mollerai ogni giorno finché vivrai!
...
- Vedrai ...

Tutto nella tua testa
Alzate la testa, forza! Alzate la testa! Volete scrollarvi di dosso quest'odio? Sta a te scegliere Harry Flournoy! Sta a te scegliere Jerry Armstrong! ... Sta a voi scegliere! Tappate a tutti la bocca. Vincete!

- - -

:-)

' notte

La vita a modo mio

 La paura ha il suo tempo 

Sully al figlio Peter

Vorrei parlare con Willy. 
Vorrei parlare con mio nipote

Sully (rivolto al nipote Willy)
Hai avuto paura? ... Lo sai cosa facevo io alla tua età quando avevo paura? Cercavo di essere coraggioso esattamente per un minuto e la volta dopo cercavo di essere coraggioso per due minuti ...
Tieni [gli porge il suo orologio da taschino] , puoi cronometrarti da solo.
Quando la lancetta grande fa un giro è un minuto ...
Così vedi per quanto tempo ci riesci.

Il filmato QUI
Ci sono nonni più sbagliati di Donald "Sully" Sullivan, garantisco.
A loro (e a tutti voi ) consiglio questo film assolutamente denso di poesia.
------------------------------------------------------------------------------

Un albero sulla fontana dei passeri

(Scena introduttiva. L'anziana Beryl Peoples (Jessica Tendy) chiama alla sua maniera Sully (eccezionale Paul Newman) e tra loro si avvia, incalzante, il consueto feroce e intelligente scambio di "offensive quotidiane": 

Beryl, battendo il manico della scopa contro il soffitto :Signor Sullivan! Signor Sullivan! Dio ha sbriciolato in giardino la fontana dei passeri! 
(parlando ad una fotografia) Si sta avvicinando, Clive. L'anno scorso in fondo al viale è caduto un lampione, ora un albero sulla fontana ... Credo che Dio stia aggiustando il suo tiro su di me. Sento che questo sarà l'anno in cui farà calare il sipario.
- - -
Sully (entrando) - E' ancora viva, vecchia signora? Non sarà morta nel sonno?
Beryl : Non ancora!
Sully : Sta parlando da sola, perciò non ci vorrà tanto
Beryl : Le interesserebbe una tazza di tè
Sully : No! Né ora ne mai!
Beryl : Perché si è messo la cravatta? Non sarà di nuovo nei guai con la polizia ... (...) Prima che la sbattano in gattabuia, vuol riparare il parapetto del porticato? E' rotto da un mese...
Sully : Senz'altro, vecchia mia
Beryl : Allora non se ne dimentichi!
Sully : L'ho mai fatto?
Beryl : Siii!
Sully : Questa volta non accadrà! (... poi, incurante) Cosa fa di bello "La Banca" ultimamente?
Beryl : Vorrei che lei non lo chiamasse così!
Sully : Si farà vivo il Giorno del ringraziamento?
Beryl : Sì, mio figlio Clide mi ha invitata al Country Club!
Sully: Ah, ah ... "portiamo le catene che ci forgiamo nella vita"!
Beryl : Immagino che non si ricordi nemmeno chi è che l'ha detto!
Sully : Lei, signorina Beryl. Per tutta la terza media!

- - -
La segretaria di Carl Roebuck a Sully
Segretaria : E' ammalato, è al telefono, è alle Bahamas. Scegli a tuo piacere. Non vuole vederti!

- - -
La retta via non è per tutti

La nuora rivolta a Sully : Come fai a vivere in una cittadina come questa e a non incontrarla continuamente?
Sully : Facile, tesoro. La mia ex moglie e io non bazzichiamo esattamente gli stessi giri. Ad essere sinceri, Vera ha bazzicato sempre la retta via.
Il figlio Peter a Sully : Qualcuno in famiglia doveva farlo!

- - -

Per fortuna a questo mondo qualcuno è ancora disposto a rimanere vestito

Sully (entrando in casa di Carl Roebuck) : Ehiii
Toby (moglie di Carl) : Siii
Sully : Non sei nuda, vero?
Toby : No, ma posso esserlo in due secondi se vuoi
Sully : Ahhh, fa'  con calma (poi, avvedutosi della presenza dell'operaio Laurence, lo saluta) ... Laurence!?
Laurence : Ciao Sully, neanch'io sono nudo
Sully : Ah, grazie al Cielo!

- - -
Un grande amore non si confessa mai

Toby, guardando lo stato di Sully : Dio, come fa un uomo a sporcarsi tanto?
Sully : Lavorando per tuo marito! (...) Quando avrò azzeccato la mia TRIS ... perché non molli come si chiama e scappi via con me?
Toby : E ... dove andremmo?
Sully: Alle Hawaii. In un posto dove fa caldo, dove mettono gli ombrellini nelle bibite, dove ti strofinano con l'olio di cocco (...) Tieni duro!
Toby : Tutto qui. E' qui la somma della tua saggezza in questo caso?
Sully : E' questa la somma della mia saggezza per molti casi!

- - -

Avvocato inconcludente rivolto a Sully : Ah! Eccoti qua. Dove diavolo ti eri cacciato? Ti ho cercato dappertutto ...
Sully : Avresti dovuto arrenderti!
- - -

La schiettezza è tutto

Sully sarcastico  alla segretaria- amante di Carl : Mi piace la donna il cui amore non è in vendita.
Segretaria : Piglialo in culo, Sully. Vado a fare pipì.

- - -

Uno poi si ricrede

Carl : Sei l'unico che conosco tanto scemo da credere nella fortuna
Sully : Credevo nel cervello e nel lavoro prima di incontrarti

- - -

Sully : Quale dei dottori che strapaghi ti ha consigliato di bere, fumare, fottere fino a crepare?
Carl : Sono richieste irragionevoli Sully. Non potevano farmele, conoscendomi.
Sully : Conoscendoti, dovevano ucciderti.

- - -

Beryl : Donald... non le dà mai fastidio non aver voluto usare meglio la vita che Dio le ha donato?
Sully : Non spesso. Qualche volta.
- - -

Questi uomini ...

Ex moglie di Sully : Ieri c'era una trasmissione in televisione che parlava di uomini che non sanno affrontare le responsabilità e di come hanno distrutto la vita dei loro figli. Ti posso garantire che a tuo padre calava a pennello. S'imparano tante cose sugli uomini, in tv.
- - -

Peter al padre : La cosa intelligente la facesti tu, quando scappasti via
Sully : Mi spostai solo di cinque isolati...
- - -

Macerie, di padre in padre

Sully : Sono cresciuto lì. Era la casa di mio padre. Per quanto mi riguarda può anche crollare. Era proprio un capolavoro, tuo nonno.
Peter : In che senso?
Sully : Che era buono quand'era sobrio. Ma non credo che qualcuno sia mai riuscito a vederlo sobrio.

- - -

Schermaglie

Carl : Ehi ...Don Sullivan! Ladro di spazzaneve, avvelenatore di cani, padre segreto e nonno fantasma ... (rivolto a Willy) Tuo nonno ti ha spiegato come si rubano gli spazzaneve? (guardando Sully) ... strano come ti odia questo cane!
- - -

Sully : Accidenti. Non venirmi a dire che aspetta un bambino?!
Carl : Eh ... immagino che tu ora voglia essere il padrino
Sully : Ehi, non posso essere il padre e anche il padrino!Fa' qualcosa anche tu!

- - -

Carl : Non lo so, non lo so ... Forse devo delle scuse a Rub, forse non è lui l'uomo più scemo del paese. Accidenti, Sully, potevi salvarlo questo posto; potevi dargli una sistematina e affittarlo. Oppure potevi venderlo e metterti i soldi in tasca. La l'hai lasciato marcire per metterlo in quel posto al tuo vecchio. Da quand'è che è morto? Trenta, trentacinque anni? E ancora non molli la preda! Bella soddisfazione! Dopotutto         qualcosa nella vita l'hai fatta.  
- - -

Questo film non si racconta facilmente.
 Anche a volerlo trascrivere in minima parte, come io ho tentato di fare, si incorre nel facile errore di sminuirne la portata. Per cui consiglio di ritagliarsi (regalarsi, direi) circa due ore di tempo in uno dei prossimi fine settimana e armarsi di strumenti indispensabili per accogliere in sé la profonda poesia di queste "vite sbagliate" , mal allineate, discordanti e pur tanto giuste per la loro maniera di essere vere e vissute: silenzio, poesia e serenità.
Perché senza questi strumenti fondamentali mi pare impossibile cogliere la bellezza dell'insieme (attori, tutti grandi, musiche, fotografia ...)

un abbraccio
:-)


Le parole che non dico

Ho fatto caso ad una strana cosa...


Come blogger devo essere un'anomalia.
Ho pubblicato 503 post, affastellandone ben altri 955 come "bozze".

Questo significa che , come blogger, passo più tempo (circa il doppio) a scrivere per me che per il WEB!

E' come se Garret Blake invece di affidare all'oceano il suo appassionato messaggio avesse semplicemente gettato in mare una bottiglia vuota.
Manca di pathos, vero?

- - -

"Deciditi: il passato o il futuro.
Scegline uno e restaci attaccato! "

(Dodge Blake  al figlio Garret, 
in
 "Le parole che non ti ho detto"*)

- - -
'notte
:-)

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

* Ho sempre apprezzato in questo film lo splendido e indimenticabile Paul Newman.



L'albero della vita

Un film che pone grandi (immense) domande.
E che sembra voler scrutare dentro, fuori ed oltre.

;-)

Le risposte, però, sono altrove.
Vicine, e però ...  irraggiungibili.

:-)


" Le suore ci hanno insegnato che ci sono due vie per affrontare la vita: la via della Natura e la via della Grazia. Tu devi scegliere quale delle due seguire.
La Grazia non mira a compiacere se stessa, accetta di essere disprezzata, dimenticata, sgradita.
Accetta insulti e oltraggi.

La Natura ama solo compiacere se stessa. E spinge gli altri a compiacerla.
Le piace dominare. Le piace fare a modo suo.
Trova ragione di infelicità quando tutto il mondo risplende intorno a lei e l'amore sorride in ogni cosa.

Ci hanno insegnato che chi ama la via della Grazia non ha ragione di temere.

Io ti sarò fedele.
Qualsiasi cosa accada "

- - -

"Ora è nelle mani di Dio"
E' sempre stato nelle mani di Dio.

- - -

"Il Signore dà e il Signore prende.
Sparge sale sulle ferite che dovrebbe curare."

- - -

"Come sei arrivato a me?
Con quale forma?
Sotto quale aspetto?"

- - -

"Vedo il bambino che sono stato."

- - -

" Come ti ho perduto?
Ti ho dimenticato."

- - -

"Come ha potuto sopportare quel dolore?"

- - -

" Signore ... perché?"

- - -

" Chi siamo noi per Te?
...
Rispondimi ."

- - -

"Lassù è dove vive Dio"
(Indicando il cielo)

- - -

" Buonanotte!
Ci rivediamo fra cinque anni!"

- - -

"Vuoi bene a tuo padre?
- Sì, signore."

- - -

" A chi vuoi più bene?
- Vi amo tutti allo stesso modo
. . .

Raccontaci una storia di quando non eravamo nati "

- - -

" Mamma ...
... fammi diventare buono!
. . .
coraggioso ! "

- - -

"Può capitare a chiunque?
- Ssssshh "

- - -

" Non permettere a nessuno di dirti che non puoi fare qualcosa.
Non fare come me!
Promettimelo.
Io sognavo di diventare un grande musicista ma mi sono lasciato distrarre.
Ero in attesa che succedesse qualcosa
e quel qualcosa era l'attesa.
E' la vita e va vissuta. "

- - -

" La sfortuna capita a tutti, anche ai buoni.
Non c'è verso di proteggersi da essa.
Non possiamo proteggere i nostri figli.
Non possiamo dire a noi stessi " anche se io non sono felice farò in modo che lo siano loro".
Abbiamo il vento in poppa e pensiamo che ci sospingerà per sempre, ma non è così.
Noi svaniamo come una nuvola.
Ci affossiamo l'erba in autunno e, come gli alberi, veniamo strappati.
C'è qualche inganno nello schema dell'universo?
Non c'è niente di immortale?
Niente che non muoia?
Non possiamo rimanere dove siamo. Dobbiamo andare avanti.
Dobbiamo trovare quel qual cosa di più grande della fortuna o del destino.
Non c'è niente che ci dia pace, a parte questo.
Il corpo del saggio, o del giusto, è esente dal dolore? Dall'inquietudine? Dalla deformità che ne può deturpare la bellezza, dalla debolezza che ne può distruggere la salute?

I vostri amici e i vostri figi sono la vostra sicurezza?
Non c'è nascondiglio al mondo dove i problemi non possano scoprirvi.
Nessuno sa quando il dolore verrà a visitarvi...
. . .
Vede forse la mano di Dio solo colui che vede che Egli dà?
O non vede forse la mano di Dio anche colui che vede che Egli toglie?
O vede Dio solo colui che vede Dio guardarlo con favore?
Non vede forse Dio anche colui che vede Dio girargli le spalle?"

- - -

" Le persone sbagliate soffrono la fame, muoiono.
Le persone sbagliate vengono amate.
Se vuoi avere successo non puoi essere troppo buono."

- - -

" Mi ricordo quando sei nato ...
Non mi hanno lasciato venire a casa.
In Marina dicono che un ufficiale deve essere presente al progetto della nave ma non al varo."

- - -

" Tu fai di te ciò che sei.
Tu controlli il tuo destino.
Non puoi dire "non sono capace"
Dici "ho dei problemi, non ho ancora finito"
Non puoi dire "non sono capace".

- - -

"E' tua la casa.
Puoi buttarmi fuori quando ti pare.
...
Tu vorresti uccidermi!"

- - -

"Padre ..., madre ..., voi lottate sempre dentro di me.
E lotterete sempre "

- - -

Father : Sai Jack, io ho sempre voluto che tu diventassi forte per non dover render conto a un capo. Forse... sono stato duro con te.
Non ne vado molto fiero.
Jack : Io sono cattivo quanto te.
Sono più come te che come lei...
Father : Siete l'unica cosa che ho fatto nella mia vita, per il resto non ho combinato niente.
Siete tutto quello che ho, tutto quello che voglio avere .......... figlio mio adorato."

- - -

" L'unico modo di essere felici è amare!
Se non ami, la tua vita passerà in un lampo!
Fai del bene.
Meravigliati.
Spera!"

- - -

" Volevo essere amato perché ero importante, un grande uomo, ma non sono niente!
Guarda,lo splendore intorno a noi.
Alberi, uccelli ...
Ho vissuto nella vergogna.
Ho umiliato lo splendore e non ho notato la magnificenza.
Che uomo stolto..."


Solo per vendetta


" Io sono sanissimo!

Tu non lo vedi, vero?
Non lo vedi quanto questa città è a un passo dal caos.
Jimmy lo vede, vero Jimmy?

Non sono per niente malato!

I malati sono quelli che trascinano la loro vita mangiando e bevendo e lasciandosi fottere fino a rimbambirsi; che inquinano il mondo senza pensarci due volte mentre va giù nel cesso.
Nessuno ha voglia di fare il lavoro sporco, Will!

Le cose che tutti pensano ma non dicono ...

I bravi cittadini stanno a guardare ...

Riescono solo a lamentarsi, a piagnucolare perché le cose non vanno come vorrebbero.

Io sono diverso! "

- Simon - 
( Guy Pearce )

- - - 

"Qui voi non ci siete mai venuti. 
Il semplice caso di un morto che ha ucciso un morto."

- Tenente Durgan - 
( Xander Berkeley )

- - - 


" Salta il coniglio affamato"

;-)

L'arte di vincere

Non so se esista un'arte così, se la insegnino o, come certi altri talenti , "ci si nasce " e basta; e, se l'apprendi, anche bene, resta comunque una seconda pelle per nulla simile a quella che dovrebbe essere se tu ci fossi nato dentro. O, non cambia poi molto, se lei ti avesse preso e insaccato da fuori, avvolgendoti, segnandoti e definendoti a dovere.

L'arte di vincere è l'arte opposta a quella di perdere.
L'una vorremmo impararla, apprenderla.
L'altra sarebbe comodo poterla disimparare, poterne pur fare a meno.

La prima costa fatica.
La seconda porta dolore.
Se vinci esulti. Se perdi ti siedi a ripensarti.

L'arte di vincere deve essere coltivata giorno per giorno non meno di quell'altra, quell'altra arte che mette tristezza e che, giorno per giorno, bisogna disimparare.

Ma ... cosa vinciamo, cosa perdiamo?
In ballo cosa c'é? 

Una partita ?
Un bene, dei soldi, ricchezze?
Noi stessi?

Mi sembra di capire che l'arte di vincere si coltivi allenandosi nell'arte di rimettersi sempre in piedi e... ricominciare con grinta maggiore, con un sapere accresciuto, con una maturata consapevolezza di sé e del mondo.

Non credo che esista una differenza sostanziale tra una palla da baseball e ... il resto.


Arriva un momento in cui ci dicono che non possiamo più fare i giochi da bambini.
Nessuno sa quando ce lo diranno.
Ad alcuni lo dicono a diciotto anni, ad altri a quaranta...
Ma... lo dicono a tutti!




- - -

Voglio che valga qualcosa!

- - -

So che sta prendendo bastonate da tutti, ma il primo che attraversa il muro è sempre insanguinato. sempre!

- - -

Si sentono minacciati.
Non è solo un modo di fare affari ...
Il realtà è una minaccia per la loro sussistenza, il loro lavoro.
Una minaccia per il modo in cui fanno le cose.
E ogni volta che questo succede, sia un governo, siano affari o qualsiasi altra cosa, le persone che tengono le redini, che hanno la mano sul cambio, vanno fuori di testa.
Sono dei dinosauri...

- - -

Volevo tanto vincere QUI...
Lo volevo tanto.

- - -

Ha battuto un fuori campo e non se n'è nemmeno accorto!

- - -

Cavolo!
Come si fa a non essere romantici col baseball!

127 ore


"Stavo pensando che adesso, adesso tutto è chiaro.
Sono io... ho scelto io... è stata la mia scelta.
Questa roccia, questa roccia è stata qui ad aspettarmi per tutta la vita.
In tutta la sua esistenza, fin da quando era uno sputo di meteorite, un milione, un miliardo di anni fa, lassù, nello spazio, ha aspettato di venire qui, proprio, proprio qui.
Per tutta la vita sono andato verso di lei.
Da quando sono nato, ogni mio respiro, ogni mia azione mi ha guidato fin dentro questa crepa sulla superficie della Terra."

- - -

"Ho quindici minuti di sole.
E' così piacevole..."

- - -

"Ricorda: mai comprare coltellini da quattro soldi !"


- - - - -

Aron Ralston
Aron Ralston nell'aprile del 2003 si trovava in escursione nel Blue John Canyon, nello Utah.
Benché preparato e ben attrezzato, l'escursione ebbe un ben triste epilogo: un masso, "sputo" di una qualche primordiale meteorite, finì con il bloccare  Aron Ralston alle parete del canyon per circa cinque giorni: 127 ore, nella contabilità precisa di chi vede, attimo dopo attimo, compromessa ogni speranza di sopravvivenza.
La situazione disperata costrinse Aron Ralston a considerare, e mettere in atto, scelte estreme, nel tentativo di salvarsi la vita. 



'notte

Citabilia da "N.", di Ernesto Ferrero


Immaginate d'esser voi scelti quali biografi ufficiali di un personaggio imponente, del tutto fuori dimensione rispetto al piano della Storia.
Immaginate anche che sia proprio lui ad indicarvi per quel ruolo.
Visto che ci siete, immaginate anche di avere quel genere di problema con il personaggio suddetto che vi induce a farvi fabbricare, da un abile artigiano, una specie di astuta custodia in forma di libro, nella quale, immaginate, andrete a collocare una pistola con un colpo in canna.

Vi sarà allora facile immaginare che, essendo anche l'archivista bibliotecario del suddetto personaggio , un giorno potrebbe venirvi in mente di portare quella specie di cavallo di troia dentro la residenza elbana, sorvegliatissima, dell' Imperatore ( è lui "il personaggio") pensando di poter puntare la pistola verso la nuca di quello che per voi è il "Gran Beccaio", l'artefice delle mille stragi.

Immaginando immaginando ... il libro si legge in fretta.
Ci metto più tempo a compilare la mia consueta scheda di lettura che a leggerlo, a dire il vero...
ma ne vale davvero la pena. Il libro è scritto con una tale accortezza verso la parola, il singolo vocabolo, la sfumatura storica.... che lo rileggerei.
Per voi, nel caso foste interessati, una selezione delle mie note di lettura ...

- - -

N.

Stava seduto al tavolo dello studiolo, di traverso. Sprimacciava con irritazione le carte che il generale Drouot gli aveva passato, il budget del 1815, come se tra quelle si fosse nascosto uno scarabeo o un cerambice, entrato per caso dalla finestra in cerca di tepore. S'è lamentato tra i denti che il costo delle divise era eccessivo. Controllava che il totale delle singole voci fosse giusto, perchè non si fidava nemmeno di Drouot. Non si fidava di nessuno. "Portate le candele", ha detto seccamente. Fuori della Villa dei Mulini la tela del cielo, azzurro chiara, s'era mutata in grigio cenere nel giro di pochi minuti. Il signor Rathéry, il segretario particolare, era passato nella saletta degli ufficiali della guardia a cercare il generale Cambronne. Tra mezz'ora sarebbe venuto il mamelucco Alì ad annunciare la cena.
Sono andato verso il ripiano sotto la finestra della biblioteca, dove avevo appena appoggiato le novità librarie giunte da Livorno, e tra di esse il finto volume sull'estrazione del ferro che in realtà era una scatola. Ho sollevato la copertina come se fosse l'anta di un armadietto. Ho cercato di estrarre la pistola che vi era nascosta con la delicatezza che mi consentiva il tremito delle mani, e ho alzato il cane. Ho stretto la pistola al petto, come fosse una reliquia, e ho spalancato la porta che immette nello studiolo. Allora ho steso il braccio per tutta la sua lunghezza, mirando alla nuca.
Il bastardino che gli stava accucciato accanto s'è rizzato sulle zampte anteriori, ringhiando. L'uomo non si è girato subito, quasi non credesse alle sue orecchie. Poi, senza alzarsi, ha ruotato lentissimamente il tronco, con una gravità un po' teatrale, da antico romano, come forse avrà visto fare dal suo amico Talma, il famoso attore parigino.
Nei suoi occhi non c'era paura.


N.
di Ernesto Ferrero


Rompere le scatole

E' stato l'ultimo libro letto nell'anno passato.
In genere tutti i libri che ho letto mostrano chiarissimi segni di interazione tra me e l'autore.
Se ho motivo di dissentire circa un'affermazione, espungo il periodo o commento a margine del foglio il mio dissentire. Se resto perplesso o m'interrogo circa qualcosa, lascio un bel punto interrogativo a lato ( sai che originalità ...). Se non conosco il significato di una parola la sottolineo con una linea ondulata e a margine ci metto una linea retta di riferimento ...poi si lavorerà di dizionario appena possibile ...
 Insomma, il mio personale codice per la lettura finisce con l'essere una sola cosa con il libro, che pare solcato, quasi arato. Il libro invecchia in qualche maniera. Quei segni sono come rughe, infatti.
Ma non sembra dolersene più di tanto. Pare che dica invece : "Ho vissuto!"

:-)

"Il tempo che vorrei", di Fabio Volo, non ha subito questa sorte in maniera significativa.
Anche il segno a matita è poco evidente, quasi indeciso se rimanerci o meno tra le pagine a farsi memoria, a catturare l'attenzione di futuri altri lettori...
Poi, però, ogni tanto spunta uno scarabocchio, una siglatura, due linee accostate come binari ...

Uno di questi binari ha portato i miei pensieri molto lontano e mi piace condividerlo con voi:

" Hai costruito il tuo mondo con il pensiero di un monolocale e non ti va di buttare giù i muri e farlo diventare un appartamento più grande. Tu hai una scatola con una misura e dalla vita prendi solo quello che sta in quella misura; tutto quello che ti capita di più grande e di più ingombrante lo lasci andare. Semplice. Non ti adatti e non vivi la vita per quello che ti offre, ma è la vita che diventa tale solo quando prende la tua misura. Devi imparare a "rompere le scatole" Pensa a cosa ho detto : non rompi mai le scatole."

Buona giornata
:-)

Il tempo che vorrei

" Sono figlio di un padre mai nato. L'ho capito osservando la sua vita. da che ho memoria non ricordo di aver mai visto il piacere nei suoi occhi: poche soddisfazioni, forse nessuna gioia.
Questo mi ha sempre impedito di godere pienamente della mia, di vita. Come può infatti un figlio vivere la propria se il padre non ha vissuto la sua? Qualcuno ci riesce, ma è comunque faticoso. E' un'officina di sensi di colpa che lavora a pieno ritmo.
Mio padre ha sessantasette anni, è magro e ha i capelli grigi. E' sempre stato un uomo pieno di forza, un lavoratore. Ora però è affaticato, stanco, invecchiato. E' stato deluso dalla vita. Così deluso che quando ne parla spesso si ripete. Vederlo in questa condizione scatena in me un forte senso di protezione. Mi intenerisce, mi dispiacxe, vorrei fare qualcosa per lui, vorrei aiutarlo in qualche modo. E mi sento male perché mi sembra di non fare mai abbastanza, di non essere mai abbastanza.
Spesso, soprattutto negli ultimi anni, lo osservo di nascosto. Lo guardo con attenzione e solitamente finisce che mi commuovo senza una ragione valida, se non per quel groviglio interiore che provo sempre e che mi tiene legato a lui.
Abbiamo avuto una relazione difficile e il nostro è quel tipo di amore che solamente chi ha avuto il coraggio di odiarsi può conoscere. Quell'amore vero, guadagnato, sudato, cercato, lottato.
Per imparare ad amarlo ho dovuto fare il giro del mondo. E più mi allontanavo da lui, più in realtà mi stavo avvicinando. Il mondo è tondo. "
tratto da
Il tempo che vorrei
di
Fabio Volo

Per te un milione di volte, Amir agha

Confesso di aver saputo sempre molto poco di etnie hazara o pashtun.
Ricordo però molto bene quel brutto periodo durante il quale i telegiornali riportavano la minaccia talebana (poi concretizzata purtroppo) di distruggere il complesso millenario dei Buddha di Damiyan.
Pensai "non è possibile che accada!"
Invece accadde e, contrariamente a quanto pensavo, il mondo parve risollevarsi fin troppo presto dal dolore e dallo stupore.

La bellezza non appartiene ad una sola religione, non ha età e non subisce l'incanto di questa o di quella nazionalità.
Se viene offesa, deturpata o rifiutata ... è offesa, deturpata e rifiutata ogni altra bellezza, anche quella che è custodita dentro ciascuno di noi.
Per me è questo che significa "patrimonio dell'Umanità".

Ritenevo allora che i talebani, quegli inquietanti studenti barbuti, con un sol gesto si appropriassero un pò di una bellezza che era parte di noi tutti e che non era assoggettata ad alcuna shari'a, come invece loro affermavano.
Quando poi si ebbe notizia delle continue lapidazioni di donne, della strage degli hazara ...  mi ritrovai a pensare, come era accaduto altre volte, a quanto possa essere madre fin troppo ferace, la religione, nel disseminare di fanatismo la mente umana.

- - -

Alla fine il libro l'ho letto. Prima di quanto sperassi. E, soprattutto, prima di affidarne la lettura a Davide: è stato un bene che io abbia letto il libro assieme a lui. I nostri figli vivono un mondo facilitato e sono ben distanti dalle brutture alle quali la guerra purtroppo costringe i bambini di altre parti del mondo.
Mi sono dunque dovuto improvvisare, in un paio di circostanze, "lieve censore".
In questo mio ruolo forzato ho però fatto di tutto per preservare il senso della storia d'amicizia che lega Amir ed Hassan, "i sultani di Kabul", anche perché altrimenti non si sarebbe potuto cogliere quel dolore, universale, che segna indelebilmente gli amici quando, troppo pavidi per fronteggiare assieme la vita e le sue minacce, scelgono la via facile del tradimento.



I personaggi di questo libro ( Hassan, Amir, Rahim Khan ... Baba ... ) restano impressi nella memoria come il volo degli aquiloni a Kabul, con i loro fili smerigliati e le loro code azzurre. Ed è facile ricordarsi per sempre degli occhi del piccolo Hassan, l''hazara, il "nasopiatto", che scrutano il cielo e sanno, come nessun altro, dove vanno a finire gli aquiloni quando smettono di volare.




Il cacciatore di aquiloni, di Khaled Hosseini

" Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. E' stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto.
Nell'estate del 2011 mi telefonò dal Pakistan il mio amico Rahim Khan. Mi chiese di andarlo a trovare. In piedi in cucina, il ricevitore incollato all'orecchio, sapevo che in linea non c'era solo Rahim Khan. Cìera anche il mio passato di peccati non espiati. Dopo la telefonata andai a fare una passeggiata intorno al lago Spreckels. Il sole scintillava sull'acqua dove dozzine di barche in miniatura navigavano sospinte da una brezza frizzante. In cielo due aquiloni rossi con lunghe code azzurre volavano sopra i mulini a vento, fianco a fianco, come occhi che osservassero dall'alto San Francisco, la mia città d'adozione. Improvvisamente sentii la voce di Hassan che mi sussurrava: Per te qualsiasi cosa. Hassan, il cacciatore di aquiloni. "

tratto da
Il cacciatore di aquiloni
di
Khaled Hosseini