E' stato l'ultimo libro letto nell'anno passato.
In genere tutti i libri che ho letto mostrano chiarissimi segni di interazione tra me e l'autore.
Se ho motivo di dissentire circa un'affermazione, espungo il periodo o commento a margine del foglio il mio dissentire. Se resto perplesso o m'interrogo circa qualcosa, lascio un bel punto interrogativo a lato ( sai che originalità ...). Se non conosco il significato di una parola la sottolineo con una linea ondulata e a margine ci metto una linea retta di riferimento ...poi si lavorerà di dizionario appena possibile ...
Insomma, il mio personale codice per la lettura finisce con l'essere una sola cosa con il libro, che pare solcato, quasi arato. Il libro invecchia in qualche maniera. Quei segni sono come rughe, infatti.
Ma non sembra dolersene più di tanto. Pare che dica invece : "Ho vissuto!"
:-)
"Il tempo che vorrei", di Fabio Volo, non ha subito questa sorte in maniera significativa.
Anche il segno a matita è poco evidente, quasi indeciso se rimanerci o meno tra le pagine a farsi memoria, a catturare l'attenzione di futuri altri lettori...
Poi, però, ogni tanto spunta uno scarabocchio, una siglatura, due linee accostate come binari ...
Uno di questi binari ha portato i miei pensieri molto lontano e mi piace condividerlo con voi:
" Hai costruito il tuo mondo con il pensiero di un monolocale e non ti va di buttare giù i muri e farlo diventare un appartamento più grande. Tu hai una scatola con una misura e dalla vita prendi solo quello che sta in quella misura; tutto quello che ti capita di più grande e di più ingombrante lo lasci andare. Semplice. Non ti adatti e non vivi la vita per quello che ti offre, ma è la vita che diventa tale solo quando prende la tua misura. Devi imparare a "rompere le scatole" Pensa a cosa ho detto : non rompi mai le scatole."
Buona giornata
:-)
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