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Erich Fromm : Il linguaggio dimenticato

Se è vero che la capacità di dubitare è il principio della saggezza, tale verità è una triste considerazione sulla saggezza dell'uomo moderno. Quali che siano i meriti della nostra cultura letteraria e universale, è certo che abbiamo perso la facoltà di dubitare. Si presume che tutto sia noto - se non proprio a noi stessi, almeno ad alcuni specialisti incaricati di sapere ciò che è a noi sconosciuto. Infatti, l'essere perplessi è una sensazione sgradevole - un segno di inferiorità culturale. Perfino i bambini si meravigliano di rado, o per lo meno cercano di non darlo a  vedere; e con l'andare degli anni perdiamo gradualmente la facoltà di meravigliarci. Si considera di importanza capitale l'ottenere risposte esatte, mentre il formulare domande esatte viene a paragone considerato insignificante.
Questo nostro atteggiamento spiega forse perchè uno dei più oscuri fenomeni della nostra esistenza, cioè i sogni, susciti così poca meraviglia e raramente ci stimoli a porci altre domande. Tutti sognamo e non comprendiamo i nostri sogni;eppure ci comportiamo come se alle nostre menti immerse nel sonno non accadesse nulla di strano, per lo meno a confronto del comportamento logico e intenzionale della nostra mente quando siamo svegli.
Quando non dormiamo siamo esseri attivi, razionali, tesi nello sforzo di raggiungere ciò che ci siamo prefissi e pronti a difenderci da ogni eventuale attacco. Si agisce e si osserva; si vedono le cose che ci circondano, forse non come in effetti sono, ma almeno in modo tale da potercene servire e da poterle, al caso, modificare. Ma siamo anche dotati di scarsa fantasia e ben raramente - fatta eccezione per i bambini e per i poeti - la nostra immaginazione si spinge al di là della ripetizione di vicende e trame che fanno parte della nostra effettiva esperienza. In poche parole siamo efficienti, ma piuttosto squallidi. definizmo "realtà" il campo della nostra osservazione quotidiana e siamo orgogliosi del nostro "realismo" e della nostra abilità di servircene.
Eppure, all'atto di addormentarci ci immergiamo in un'altra forma di esistenza. Sognamo.

tratto da:
" Il linguaggio dimenticato "
di
Erich Fromm