2014 (2) 2015 (29) 2016 (20) A scuola con Davide (2) Alfred Adler (1) Antonio Skàrmeta (1) Barbara Berckhan (1) Blackboard (3) Cesare Pavese (2) Charles Bukowsky (1) chitarra (1) Citabilia (48) citabilita (2) Computer e informatica (1) Cose amate (8) Dominique Loreau (1) E' poesia (1) Eppure il vento soffia ancora (1) Ernest Hemingway (1) Ernesto Ferrero (2) Ewan McGregor (1) Fabio Volo (2) Fotocitabilia (1) Francesco Guccini (1) Francis Scott Fitzgerald (2) Fred Uhlman (1) Gabriel Gàrcia Màrquez (1) Gianfranco Ravasi (1) Giuseppe Ungaretti (1) Goran Kuzminac (1) Hermann (2) Honoré de Balzac (1) Ignazio Silone (2) Il parolaio (3) Incipit (66) Index (1) Italiano (1) Italo Calvino (1) Jean-Paul Sartre (1) Jim Carrey (1) Karate Shotokan (2) Kate Wolf (1) Khaled Hosseini (3) Leonardo Sciascia (1) Letti e riletti (34) Libri (73) Ludovico Einaudi (1) Mappe Concettuali (4) Marguerite Duras (1) Maria Venturini (2) Mario Polito (1) Mauro Corona (1) memes (1) Michael Black (1) Mitch Albom (1) modelli (2) Nazim Hikmet (1) Noam Chomsky (1) Once Upon a Time (1) Pace (1) Parco Gezi (1) Parolaio (1) Paul Dirac (1) Pensieri in corso (46) Pensieri prima del buio (1) pensiero del mattino (1) Pensiero libero (1) Per chi non lo leggerà mai (2) Philip Roth (2) Pietro Abelardo (2) Primo Levi (2) Raffaele Morelli (1) Richard Bach (2) Richard Feynman (2) Roberto Cacciapaglia (1) Scatti distratti (11) Sean Penn (1) Sei Shonagon (1) software (2) Stefano Benni (1) Stephen Hawking (1) Trilussa (1) Turchia (1) Tutorial (3) Vademecum (1) Vi voglio raccontare (1) Videocitazioni (9) Viedeocitazioni (1) Visti e rivisti (23) Vittorino Andreoli (1) Will Smith (1) Word (3)

Cara Sholeh dal cuore tenero

" Cara Sholeh,
oggi ho saputo che per me è arrivato il momento di affrontare la Qisas*. Mi ferisce che non mi abbia fatto sapere tu che ero arrivata all'ultima pagina del libro della mia vita. Non credi che avrei dovuto saperlo? Lo sai quanto mi vergogno della tua tristezza. Perché non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e quella di papà?
Il mondo mi ha concesso di vivere 19 anni. Quella malaugurata notte avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città e dopo qualche giorno la polizia ti avrebbe portato all'obitorio per identificare il mio corpo e là avresti saputo che ero stata anche stuprata. L'assassino non sarebbe mai stato trovato, dato che non siamo né ricchi né potenti come lui. Poi tu avresti continuato la tua vita con sofferenza e vergogna e qualche anno dopo saresti morta per questo dolore e sarebbe andata così.
Ma con quel maledetto colpo la storia è cambiata. Il mio corpo non è stato gettato da qualche parte, ma nella tomba della prigione di Evin e della sua sezione di isolamento. E ora nella prigione-tomba di Shahr-e-Ray. Ma arrenditi al destino e non lamentarti. Tu sai bene che la morte non è la fine della vita.



Tu mi hai insegnato che si arriva in questo mondo per fare esperienza e imparare la lezione che ogni nascita porta con sé una responsabilità. Ho imparato che a volte bisogna lottare. Mi ricordo quando mi dicesti di quel conducente che si mise a  protestare contro l'uomo che mi stava frustando. Ma lui iniziò a frustarlo sulla testa e sul volto finché non morì. Tu mi hai detto che per i valori si deve perseverare, anche a costo di morire.
Tu ci hai insegnato, quando andavamo a scuola, che bisogna essere signori di fronte alle liti e alle lamentele. Ti ricordi quando mettevi in evidenza il modo in cui ci comportavamo? La tua visione era sbagliata. A fronte di quanto mi è successo, queste lezioni non mi sono servite. Essermi presentata davanti alla cortre mi ha fatto passare per un'assassina a sangue freddo e una criminale spietata. Non ho versato lacrime. Non ho supplicato. Non mi sono disperata, perché avevo fiducia nella legge. Ma sono stata accusata di rimanere indifferente di fronte ad un crimine. Lo sai, non uccidevo neanche le zanzare e scansavo gli scarafaggi prendendoli per le antenne. E ora sono colpevole di omicidio premeditato. Il modo in cui trattavo gli animali è stato interpretato come un comportamento da ragazzo e il giudice non si è neanche preoccupato di considerare il fatto che all'epoca dell'incidente avevo le unghie lunghe e laccate.
Quant'è ottimista colui che si aspetta giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai contestato il fatto che le mie mani non fossero ruvide come quelle di uno sportivo o di un pugile. E questo paese che tu mi hai insegnato ad amare non mi ha mai voluto e nessuno mi ha sostenuta quando sotto i colpi degli inquirenti gridavo e sentivo le parole più volgari. Quando ho perduto l'ultima traccia della mia bellezza, rasandomi i capelli, sono stata ricompensata: 11 giorni di isolamento.
Cara Sholeh, non piangere per ciò che stai sentendo. Il primo giorno in cui alla stazione di polizia una vecchia agente zitella mi ha schiaffeggiato per le mie unghie, ho capito che la bellezza di questi tempi non è apprezzata. La bellezza dell'aspetto, la bellezza dei pensieri e dei desideri, una bella scrittura, la bellezza degli occhi e della visione. E persino la bellezza di una voce dolce.
Mia cara madre, il mio modo di pensare è cambiato, ma tu non ne sei responsabile. le mie parole sono per sempre e le ho affidate a una persona in modo che, quando verrò giustiziata a tua insaputa, ti siano consegnate. In eredità, ti lascio molti dei miei scritti.
Prima di morire, però, voglio qualcosa da te, che ti chiedo di realizzare ad ogni costo. In realtà è l'unica cosa che voglio da questo mondo, da questo paese e da te. So che per farlo avrai bisogno di tempo. Perciò ti comunico prima una parte delle mie volontà. Ti prego, non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e comunichi a tutti la mia richiesta. Non posso scrivere una lettera simile dalla prigione che possa essere approvata dal direttore. Perciò, ancora una volta, dovrai soffrire per causa mia. E' l'unica cosa per la quale, se implorerai, non mi arrabbierò. Anche se ti ho detto molte volte di non implorare per salvarmi dall'esecuzione.
Mia dolce madre, cara Sholeh, l'unica cosa che mi è più cara della mia stessa vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché venga disposto che, non appena sarò impiccata il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le ossa e qualunque altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome, compratemi un mazzo di fiori, oppure pregate per me. Ti dico dal profondo del mio cuore che non voglio avere una tomba dove tu andrai a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta a lutto per me. Fai di tutto per dimenticare i miei giorni difficili. Lascia che il vento mi porti via.
Il mondo non ci ama. Non ha voluto che si compisse il mio destino. E ora mi arrendo a lui e abbraccio la morte. Perché di fronte al tribunale di Dio io accuserò gli inquirenti, accuserò l'ispettore Shamlou, accuserò il giudice e i giudici della Corte Suprema che mi hanno picchiato mentre ero sveglia e non hanno smesso di minacciarmi. Nel tribunale del creatore accuserò il Dottor Farvandi, accuserò Quassem Shabani e tutti coloro che per ignoranza e con le loro bugie mi hanno fatto del male e calpestato i miei diritti e non si nono accorti che la realtà, a volte, non è ciò che appare.
Cara Sholeh dal cuore tenero, nell'altro mondo gi accusatori saremmo tu e io, mentre gli altri saranno gli imputati. Vediamo cosa vuole Dio. Vorrei abbracciarti fino alla morte. Ti voglio bene."

Reyhaneh


*Legge del taglione del regime iraniano
Traduzione a cura del National Council of Resistance in Iran

- - - 

Non ho avuto parole sul momento, quando ho appreso dell'esecuzione della giovane Reyhaneh e non ho parole adesso. Mi sembra davvero che questo mondo si nutra talvolta della sua stessa pazzia.

4 commenti:

  1. L'essere umano ha un'incomprensibile capacità di fare e farsi del male.
    Certe leggi resteranno barbarie e non so nemmeno se sia l'odio o l'ignoranza abissale a guidare le persone a commettere tali atrocità.
    Non ho parole. Solo sgomento a leggere quello che accade a pochi passi da noi.

    RispondiElimina
  2. Ogni legge che pone gli uomini in una condizione subumana è l'equivalente di una tirannia e, come tale, andrebbe avversata e abrogata, contrastata e combattuta. Bisogna affrancarsi dal dominio delle "disumane ragioni"e ristabilire in ogni civiltà una legge che pur nella sua valenza punitiva conservi sempre in sé, in massimo grado, la tutela umana delle persone come principio ispiratore: non importa in quale ruoli esse si trovino nella faccenda, se da colpevoli o da innocenti.
    I così tanti giureconsulti e gli azzeccagarbugli, i legulei che sentenziano condanne di portata così devastante per la persona e l'intera comunità civile dovrebbero lasciare le tonache sul banco e andare girovaghi per il mondo come santi penitenti alla ricerca della fiammella perduta, della loro perduta ragione e umanità. Con quella probabilmente ritroverebbero il senso delle loro leggi.
    Scusa la lunga "arringa": abbiamo un po' sognato stamattina!
    ;-/

    RispondiElimina
  3. Davvero per questa vicenda non ho parole. Sento solo dolore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti siamo tutti molto impotenti, viola, dinnanzi alla brutalità. Questa impotenza, però, al di là del fatto che ci fa sentire come "marginali" in un mondo che procede senza tener conto dei nostri buoni sentimenti e delle nostre buone ragioni, esalta e rafforza in noi il senso umano per le cose che accadono. La nostra debolezza è anche la nostra forza, in un certo qual senso.
      Speriamo in un mondo migliore, viola. Un mondo più sereno e consapevole, magari.
      Un abbraccio
      ;-)

      Elimina