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Una storia semplice

Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi - Michelangelo Merisi da Caravaggio

Non proprio un incipit, quello riportato nel post: siamo, infatti, più che oltre l'inizio del breve romanzo "Una storia semplice", di Leonardo Sciascia. Siamo, precisamente, poco oltre la metà del libro, quando l'autore riassume , in maniera veramente esemplare, quanto accaduto nelle pagine precedenti.
Quando lo avrete letto, quel piccolo miracolo di sintesi, avrete forse anche voi l'impressione che il titolo del racconto, "Una storia semplice", nasconda forse una mistificazione: non è per nulla "semplice" la concatenazione di eventi che lega tra loro la telefonata giunta "alle 9 e 37 della sera del 18 marzo, sabato, vigilia della rutilante e rombante festa che la città dedicava a san Giuseppe..."con il dispiegarsi degli accadimenti di questa storia (per niente) semplice.

Leonardo Sciascia scrisse questa storia semplice ispirato da un fatto realmente accaduto: il furto del dipinto di Caravaggio Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, trafugato dall'Oratorio di San Lorenzo, a Palermo, e mai più ritrovato.



Ma dissoltosi, per la testimonianza del professore, la tesi del suicidio, che il questore aveva in prima accettata e il colonnello dei carabinieri subito rifiutata, dai superiori loro furono entrambi esortati a incontrarsi e a scambiarsi informazioni, ipotesi e sospetti. S'incontrarono, per così dire, a denti stretti; ma non riuscirono ad essere del tutto vaghi e insensati.
Ricostruirono: il signor Roccella, preso dal capriccio di ritrovare le lettere di Garibaldi e di Pirandello, era improvvisamente tornato, dopo tanti anni; era andato a trovare il suo amico; aveva pranzato al ristorante; prese dalla casa di città, o le aveva già con sé, le chiavi del villino; vi si era fatto portare da un taxi. Lì, constatato che le chiavi ancora servivano, si era fatto lasciare per fare la sua ricerca. Ma che cosa era accaduto da quel momento in poi? Aveva trovato impiantato un telefono: ma non pareva se ne fosse tanto sorpreso, da come riferiva il professore. Il che voleva dire che aveva idea di chi l'avesse fatto impiantare. L'aveva invece molto sorpreso, forse impaurito, lo scoprire, nel solaio dove era andato a cercare le lettere, quel quadro.
La telefonata all'amico, dunque, la telefonata alla polizia. E poiché la polizia tardava ad arrivare, aveva cominciato a scrivere: "Ho trovato...". Ma senz'altro impaurito, era andato a ripescare la vecchia Mauser. E proprio in quel momento, probabilmente, sentì bussare. Finalmente la polizia. Andò ad aprire: ma era il suo assassino.
Punti da vagliare: il telefono era stato impiantato davvero a sua insaputa? il suo ritorno era davvero dovuto al desiderio di ritrovare le lettere di Garibaldi e di Pirandello? aveva davvero visto quel quadro o si era trattato di un quadro di famiglia di cui non si ricordava più ed era riemerso tra le tante cianfrusaglie del solaio?
Bisognava fare una nuova e minuziosa perquisizione nel villino. Ma mentre la decidevano un fatto accadde che portò grande daffare e sconvolgimento.
Un treno locale, a quell'ora - le due del pomeriggio - di solito carico di studenti, al semaforo che precedeva la stazione di Monterosso era stato fermato dal segnale di impedimento. Aveva aspettato che il segnale mutasse: ma mezz'ora era passata davanti alla luce rossa del semaforo..."


tratto da
Una storia semplice
di
Leonardo Sciascia

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Colgo l'occasione per porgervi i miei auguri

un abbraccio

Ispido

;-)



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