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Un vento che spira dalle cime

" Il viandante è, sotto molti aspetti, un uomo primitivo, così come il nomade è più primitivo del contadino. Tuttavia il superamento della sedentarietà ed il disprezzo per i confini fanno di gente del mio tipo degli alfieri del futuro."

 Hermann Hesse




Vi confesso che questo particolare soffio di vento, questo spiffero al quale ho porto l'orecchio, l'ho sì colto al volo ma, temo, non del tutto. Una parte significativa del contenuto è rimasta come una bandieruola sdrucita fuori dalle mie finestre, come non considerata.
Insomma, non è la frase nella sua interezza o la retorica altisonante di chi la pronunciava ad aver attratto la mia attenzione; piuttosto, una parola, una sola: viandante.

E' - viandante - uno di quei termini  a me cari, una parola quasi di senso escatologico per me.
Mi accorgo di ricorre ad essa frequentemente per alludere a quelle realtà umane che per la loro ampiezza o per la loro intangibilità sono difficili da trattare - almeno per me - in quanto delicate talmente tanto che è facile vederle guastate, rovinate dal tocco pur leggero delle mie o altrui considerazioni.



Per certi versi - queste fragili realtà umane - mi portano a ricordare quella specie di polverina che da bambino trovavo sulle ali delle farfalle, quando cercavo di catturarle.
Quando mi riusciva di farlo, pur solo sfiorando le ali con la particolare delicatezza infantile, vedevo perdersi nell'aria una specie di polline fine, una magica polverina, ed ero portato a pensare che, catturando la mia Vanessa, avessi rubato per sempre ad essa un poco di cielo, un poco di sole e di fiori. Era, quella cattura, qualcosa di svilente: mi sentivo colpevole di un'iniqua trasmutazione.
Il sogno, tra le mie mani, sotto i miei occhi e per mia colpa, diveniva d'improvviso insulsa materia.
Perciò, rimettere in libertà la preda, era appagante per me, come tirare un sospiro di sollievo: era rinfrancante riconoscere nel suo volo il segno di una rimediabilità. Capivo che si poteva restituire al mondo la sua sacralità.
Il sole, il cielo, il prato ... tutto contribuiva a risanare in un sol tempo la magia di quell'attimo e il mio cuore.

Comprendo ora che deve essersi formato così il mio animo da viandante.

Per cui, sono cresciuto con un certo senso di prudenza circa le questioni che reputo delicate.
Delicati sono i sogni e le aspirazioni di ciascuno, i sentimenti, le idealità, gli affetti...
Tutte realtà nobilissime per le quali - a volerne rispettare la sacralità - occorre un animo da viandante, ne sono certo.

Un Sovrano senza corona? 
Impensabile!
Una Regina senza scettro? 
Irragionevole!
Un Viandante senza scarpe? 
. . .

Quello che ho percepito ascoltando queste similitudini è che ci sarebbero cose nella vita che non dovrebbero essere cambiate o che non sono, per loro natura, suscettibili di variazioni, giacché, se dovessero mutare le connotazioni ad esse unanimemente riconosciute, in qualche maniera sarebbe come snaturarle. Un sovrano o una regina senza i simboli del loro potere risulterebbero non regali, impoveriti di grazia e splendore, soggetti improvvisamente quasi ad un'opaca esistenza.
Ma un viandante, seppure senza scarpe?

Hermann Hesse ha scritto molte belle cose sull'animo del viandante, elaborando - nell'insieme delle sue opere - quasi un decalogo, una regola del buon vagabondaggio:

" ... camminare per paesi sconosciuti, contare le stelle, stare sdraiati nell'ombra verde... leggere da un pezzetto di terra le sue leggi ..."

Hermann è stato lui stesso un buon viandante, al punto che Paolo Sorge ha scritto di lui che " se si dovesse girare un film sulla sua vita, non si potrebbe scegliere di lui atteggiamenti diversi da questi. Hesse in cammino per la campagna toscana o per l'Umbria, gli occhi chiari pieni di sole; eterno, romantico menestrello pronto a cantare le bellezze del sud; o tra le valli e i boschi della Svizzera, sua seconda partria, lo zaino in spalle e la tavolozza dei colori in mano. E' così che piace immaginarlo, e non fra i libri, chiuso nel suo studio".

Sono viandanti, ciascuno in una propria maniera, tutti i personaggi raccontati da Hermann Hesse. Viandante eccelso è Knulp ma non è il solo: Herman Lauscher è viandante non da meno e, come dice il nome, è quel vagabondo che ha una certa attitudine ad origliare le voci della vita; Peter Camenzind, altro viandante, è quello che impone al suo viaggio un progetto, un piano d'azione: "Lernen, schaffen, schauen, wandern". Imparare, operare, vedere, vagare. Lo stesso Knulp è viandante romantico, polveroso eppure elegante, in perenne contrasto con i ritmi affrettati e iperproduttivi della società: ha letto Tolstoj e suscita in chi incontra "nostalgia delle lontananze".
E poi altri indimenticabili personaggi dall'esistenza errabonda e dallo spirito malfermo: Boccadoro, Siddharta, Harry Haller- il lupo della steppa, Demian, il pittore Klingsor, Klein...

Tutti sospinti da un vento che spira dalle cime.

"Come l'uomo che Musil paragonava ad un equilibrista sulla corda, costretto dalla sua stessa condizione di instabilità ad avanzare alla conquista di un nuovo e sempre precario equilibrio, anche i vagabondi di Hesse sono sospinti da un vento che spira dalle cime, stormisce sulle cime degli alberi, un vento che porta la voce di Dio che canta..." 
(Mario Specchio)

Riesco benissimo a immaginarmi un viandante senza scarpe.
Quello che non riesco proprio a immaginarmi è un viaggiatore senza meta e senza sogno, un nomade senza la sua terra promessa, un pellegrino senza il suo credo.
E' come pensare ad una bellissima farfalla senza quella sua misteriosa polverina che la rende figlia del sole, del cielo e dei prati.

Manca di sacralità.

Buon fine settimana
:-)


3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Un libro che rileggo regolarmente e che sono certa ti piacerà:
    Il mondo a piedi - Elogio della marcia, di David Le Breton.

    Per molti anni ho pensato che la polverina che restava sulle mie mani di bimba, avrebbe impedito alle farfalle di volare... invece così non è.

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    1. Grazie per la segnalazione, Daffo. Lo leggero a presto. Circa la polverina, le voci sono disparate e confuse. Io mi son fatto l'idea che possa essere l'equivalente del sottile strato lipidico sulla nostra pelle... La visione infantile, purtroppo, mi ha abbandonato già da parecchio :-)

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