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Vetrine

Sul consumismo e sulla commercializzazione dei beni di consumo non ritengo di avere un atteggiamento da bacchettone: so bene, e me ne capacito, che da quando l'uomo ha inventato la ruota si è anche venuto a instaurare un principio inamovibile secondo il quale ciò che rende comoda, piacevole, appagante la vita della gente debba necessariamente avere un prezzo.
Quello che offende la mia intelligenza è credere che per vivere un'esistenza piacevole e appagante occorra  perdere di vista quei beni intangibili che pure bisognerebbe desiderare di conseguire o di non perdere.
E poi, ancor più, è la rapacità insita nel moderno consumismo che mi rende antipatica l'etichetta di "consumatore", giacché viene a corrispondere troppe volte ad una fame insaziabile di cose e simboli per colmare la quale si è implicitamente disposti ad accondiscendere a troppe brutture ecologiche e umanitarie.
Ecco, che il prezzo da pagare sia solo quello monetario: questo è il detestabile inganno!

Ho letto, nell'ormai consueto dizionario delle felicità, il seguente bel pensiero di Maria Venturini e volevo, almeno in parte, proporlo alla vostra attenzione.
Più sotto, alcune citabilia che a me hanno detto molto e che spero sussurrino qualcosina anche a voi.

Felice giornata

;-)


VETRINE

Esercizio gradevole e talvolta doloroso: consumare con gli occhi tutte le cose belle esposte nelle vetrine dei negozi. Ve ne sono di utili e irraggiungibili per il costo eccessivo. Altre, più a portata delle nostre tasche presentano spesso un alto tasso di "futilità"; si possono acquistare ma non servono a niente: sono solo bellissime!
le vetrine che addobbano e illuminano le strade delle nostre città sono qualcosa di più di un fatto commerciale: la dovizia dei beni esposti, l'accattivante presentazione della merce giocata su mille astuzie di ricerca estetica, tutto ciò è il volto verace di un universo potenziale, del nostro mondo di "cose" che sono a portata degli occhi e quindi si possono "avere".
E' il passo successivo, quello che trasforma questo rapporto virtuale con la grande fiera del consumo in un bisogno reale, a procurarci il morso doloroso della privazione: ci assale il dubbio che quelle cose se esistono si "debbano" avere. E' così che si entra nel grande fiume emblematico del possesso come "status" e ci si intruppa nel gregge degli oltranzisti del consumo. Si parte con lo zainetto firmato il primo giorno di scuola e si finisce con l'affidare ad un orologio da otto milioni  l'autocertificazione di un tocco di classe.
Sempre più tristemente insoddisfatti, sempre più affannosamente in credito rispetto a nuove mete. E la felicità? Abita qui saltuariamente: trasloca da un oggetto all'altro, subisce sfratti repentini e dolorose cadute. Insomma è un po' acciaccata.

- Maria Venturini -


Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano

Joachim Spangenberg


La società consumistica, favorendo la demoltiplicazione di bisogni sempre più futili di cui procura la soddisfazione immediata, contribuisce a mantenere un clima euforico e una falsa idea di progresso, sedando le coscienze e scacciando la noia. Al prezzo di una regressione umana a livello biologico.
La questione del senso globale si dissolve nel perseguimento di innumerevoli piccoli bisogni artificiali.

Georges Minois

Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che fornisce i mezzi, e l'obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità.

Serge Latouche

2 commenti:

  1. Sono un'amante del bello e adoro guardare le vetrine e scovare oggetti bellissimi, che mi lasciano incantata, che amo fotografare e magari anche desiderare... Ma a parte questo piacere visivo, so che questo oggetto non ha la capacità di farmi felice.. quindi non ne ho bisogno. O meglio, mi accontento di guardarlo e già così mi fa felice, un mero piacere per il bello, nulla di più. Molte volte ho acquistato oggetti solo per.. consolazione.. Oggi cerco di seguire un'altra strada, prendere solo quello che mi è utile:)) buona domenica

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  2. Ciao viola, sono (necessariamente) in una fase di radicale affrancamento dagli oggetti: li vedo ovunque occupare spazi che sono di pertinenza di altri oggetti, imporre la loro presenza disordinata in angoli e scaffali e ripiani pensati per altro. Così, ammassato il tutto in un angolo, ho iniziato una lenta ma inesorabile cessione di proprietà per quanto concerne "le cose". Quando è troppo è troppo. Quando mi libero dei libri è segno che ho passato il segno: accumulo più di quanto mi serve. E allora dare via è la sola soluzione. Sento già in me i benefici di questa operazione drastica (e sì, ci si libera anche dei tanti bellissimi ricordini....) e conto di portare il compito a termine. Nella speranza di essere saggio e, come dici anche tu, limitare i prossimi investimenti a ciò che di immediata utilità.
    Felice domenica
    ;-)
    un abbraccio

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