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Robusti virgulti


S.N. è la nuova insegnante di matematica del Liceo Scientifico.
Per "nuova" intendo dire che l'anno scorso, nella sezione in cui è iscritto mio figlio, c'era un'altra insegnate prima di questa. Era più giovane dell'attuale e  pensavo che certe sue valutazioni, certe maniere di esprimersi in classe potessero, almeno in parte, spiegarsi alla luce della sua inesperienza. Esigeva, nelle interrogazioni, una pedissequa aderenza al testo; lei stessa interrogava con il testo aperto davanti a sé.
Il testo era la sua bibbia, la sua zavorra e il bilancino di precisione che utilizzava per stimare once di spremuto valore.
Aveva espressioni disdicevoli e non poche volte "dava di testa" sbroccando le sue furiose insoddisfazioni nelle ore di lezione.Il più delle volte si trattava di sterili e rabbiose invettive sui colleghi, sulla presunta disistima che si aveva di lei...
 I ragazzi, nel mentre,  fungevano da passivi timpani fonoassorbenti e antistess, spettatori, loro malgrado, del triste spettacolo di un adulto in preda a insopprimibili e violente crisi di egotismo.


E' andata via. Bontà sua!
E' arrivata S.N. che di anni ne ha molti di più.
Io di mio ci ho messo la consueta cortesia, quella gentilezza che antepongo sempre, quando mi venga reso minimamente possibile. Lei ha teso leggermente la manina ma non ha voluto dare prove di più robusta disponibilità, anzi: s'è fatta tesa e rigida, come sentendosi inquisita. S'è affrettata, senza mia richiesta, a mostrarmi l'ultima verifica. L'ho ringraziata per la gentilezza. Ha passato in esame ogni singolo passaggio. Io ho seguito ogni cosa, ho sottolineato alcuni aspetti, ho mostrato interesse e criticità: alcuni errori erano evitabili, effettivamente. Altri non giustificabili.
Ho accennato a un "sì, sì ... mi è chiaro, grazie " ma la cosa l'ha mandata in bestia: ha iniziato ad agitarsi e a dire "No. No. No. Adesso lei mi fa parlare..." come se le avessi intimato in qualche maniera il silenzio o avessi impedito una qualche forma di espressione. Ha creato un tale subbuglio nell'aula docenti che non mi pareva vero di essere al centro di quella scenetta tragica e comica nello stesso tempo.

"Mi scusi - le ho chiesto - ma lei non è un tantino prevenuta nei miei riguardi?"

E' stato come staccarle la spina.
Si e' quasi assopita in una posa tra il riflessivo e lo sbilenco. Il triste monologo si è spento in un'espressione risentita. E dire che non le ho contestato nemmeno le virgole, proprio nulla.
Non le ho nemmeno chiesto ragione o delucidazioni sui parametri valutativi. Nulla.

S.N. è dunque questa nuova insegnante con la quale ho avuto a che fare per via delle questioni scolastiche di mio figlio. Ha sentenziato difficoltà insormontabile sui prossimi argomenti (equazioni parametriche), tali che si coglieva la netta impressione che stesse anticipando, piuttosto, un concreto e determinato disastro, previsto con precisione astrologica e dato per certo. Ha poi minacciato mio figlio puntandogli l'indice contro, preannunciandogli sciagure se avesse nuovamente riportato male la traccia e lo svolgimento sui fogli di bella e di brutta...alzando persino la voce.

Non so cosa pensare. Se questi sono gli insegnanti ... c'è ben poco da sperare.
Certo, devo concretamente rivedere le mie convinzioni circa l'insegnamento e gli insegnanti in genere.  Mi pare che questi insegnanti, gli insegnanti come la prof.ssa S.N., siano per lo meno logorati, e, per effetto di una sciagurata catena di loro considerazioni, a loro volta logoranti.
Non credo che S.N. voglia molto bene ai ragazzi a cui tenta di insegnare un'impossibile sua matematica. Li richiama aspramente, si rivolge a loro con toni sprezzanti, spesso in un dialetto che esacerba le intenzioni e rende più avvilente il richiamo. Non poche volte tramutandolo in un insulto esplicito e diretto.

S.N. dovrebbe essere temporaneamente allontanata dalla Scuola.

Non accadrà, però.

Meglio irrobustire i virgulti!

;-)

Altro sulla triste scuola : 1, 2

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