" Procedendo sul nostro sentiero incontriamo un vecchio contadino che cerca erbe medicinali e conversiamo con lui. Egli ci racconta che in gioventù andò pellegrino alla Santa Casa di Loreto e, benchè noi non lo mettiamo in dubbio, egli si denuda un braccio per mostrare il tatuaggio turchino che lo attesta. Fu anche al cosiddetto "pellegrinaggio delle sette montagne" che fa capo al santuario della Trinità, sopra Subiaco.
Una volta, a suo dire, questi due pellegrinaggi erano, almeno in Abruzzo, un obbligo di coscienza per i buoni cristiani. In quanto a San Pier Celestino, o come si chiama, lui gli fa tanto di cappello, non ci mancherebbe altro, ma, ci confida, non è mai riuscito a sapere quali siano le sue competenze e perciò non ha saputo mai come regolarsi: in altre parole, nessuno gli ha mai chiarito per quali grazie o favori conviene pregarlo.
Egli può aiutarti, cerco di spiegargli, a salvarti dalla tentatzione del potere.
Quando infine capisce il senso del mio consiglio, egli è preso da un'ilarità a non finire.
Poi dice con gravità : - Allora è un santo non per noi poveracci, ma per i preti "
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tratto da
L'avventura d'un povero cristiano
di Ignazio Silone
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