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L'avventura di un povero cristiano


INIZIO DI UNA RICERCA


L'Aquila

"In provincia i segreti hanno vita breve. Ai piedi dello scalone della biblioteca provinciale ho incontrato un amico letterato che mi ha subito interpellato ridendo:
- Non vuoi mica darti al genere storico?
- Ne sarei incapace - gli ho risposto credendo di poter tagliare corto. - Sai bene che ogni mio interesse, come scrittore, è rivolto al presente.
- E' vero - egli mi ha replicato - ma non hai scritto tu stesso che certe realtà  del presente hanno radici lontane?
  La finzione è durata poco. L'amico già sapeva della mia visita di ieri a un archivio della città per esaminarvi alcuni cimeli riguardanti Celestino V. Pare anzi che la notizia abbia suscitato qualche curioso commento nel piccolo ambiente locale dei miei conoscenti. L'amico si fa bello col riferirmi la sua argomentazione in mio favore, citando a memoria da un mio saggio sulla narrativa e il "sottosuolo" meridionale, in cui, da Carlo Cafiero e gli anarchici di oggi, risalgo fino a Gioacchino da Fiore.
- Hai ragione - gli confermo. - Sarà un lavoro di scavo.
- Come spieghi - insiste l'altro - che un tema così appassionante non sia stato mai trattato da letterati italiani? Sì, vi accennò Dante; ne trattò con enfasi ammirevole il Petrarca; ma dopo? Non Alfieri, non Manzoni...
- La problematica etico-religiosa divenne tabù - cerco di rispondere. - Abbiamo avuto il Rinascimento e poi il Concilio di Trento.
- Un tabù nostrano - aggiunge l'amico. - George Sand ha scritto Spiridion ispirandosi a Gioacchino da Fiore. Anche Lessing s'interessò all'abate calabrese.
  Ci siamo incamminati verso la basilica di santa Maria di Collemaggio, dove stamane avrà luogo la solita commemorazione annuale dell'incoronazione di Celestino V, e strada facendo abbiamo continuato a chiacchierare. "

tratto da
L'avventura d'un povero cristiano
di Ignazio Silone


Ho letto per la prima volta questo libro molto (molto) tempo fa. Avevo allora 21 anni e poca dimestichezza con certe profondità. Infatti mi smarrii ben presto e non credo di aver tratto molto insegnamento da una lettura che presupponeva un certo grado di maturità a me ben poco noto allora.
Adesso, cogliendo al volo  l'opportunità offertami dai prossimi giorni speciali, mi sono ripromesso di riprendere in mano il vecchio libro e di porgere  miglior orecchio alle parole di chi ha cercato il papa riluttante, Celestino V, nella sua stessa terra. Conto di visitare (finalmente) l'eremo di Sant'Onofio al Morrone, il vero rifugio di colui che " fece per viltade il gran rifiuto" , secondo Dante.
Alla ricerca anch'io del cuore di Celestino V.

:-)

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