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Una nuova lingua


Mi piacciono quelle persone, quegli eventi che, con il loro strenuo operare/accadere, contribuiscono a migliorare la Storia che sta passando sotto il naso di tutti noi, a conferire insomma un corso nuovo, più giusto e umano, a quanto sta accadendo. Talvolta, ma è cosa rara, queste persone sanno dare un senso nuovo alle parole, imprimono in esse un'anima che le nobilita, mentre, poco prima, significavano altro, erano solo una forma di rabbiosa denigrazione.


Erdogan è andato e tornato, nel corso del recente golpe.
Lo ha fatto ancora. Era già accaduto in relazione alle proteste del 2013.
Quando è tornato, ancora una volta, le cose si sono messe nella solita maniera: retate, prigione per molti, limitazione dei diritti civili...
Se non andasse in questa maniera, non sarebbe lui, Recep Tayyip Erdogan.

Cosa si fa, esattamente, dopo un colpo di stato?

Dipende.
Se uno è intelligente, ci riflette e impara, richiama il suo agire agli alti valori democratici. Alla fine si corregge, se con il suo operato sa di aver contribuito al disastro. Se poi è uno particolarmente intelligente, tenterà anche di capire. Anzi, voler capire diverrà infine il suo desiderio più impellente e bruciante.

Quando l'intelligenza manca - intendo l'insieme delle intelligenze, anche quella politica - si farà come lui, come ha fatto Recep Tayyip Erdogan.

Ve lo ricordate Parco Gezi a Istanbul?



Qualcuno - il nostro Erdy - aveva intenzione di abbattere gli alberi del parco per costruire un centro commerciale. Cinquanta persone - cinquanta manifestanti - si opposero strenuamente a quel progetto.
Alla fine, quei cinquanta divennero migliaia e non fu più solo una questione di alberi: attraverso il ponte sul Bosforo tantissima gente si unì alla lotta per i diritti civili.
La polizia non ci andò giù leggera: fu un vero e proprio massacro.
Nove morti. Ottomilacentosessantatre i feriti.

Erdy prese il suo bell'aereo e partì per tre giorni.
Affari di stato.
Quando tornò volle mostrare la sua smorfia clemente incontrando una delegazione dei manifestanti, quelli che per lui erano solo "capulcu " - ladri, vandali,saccheggiatori.
Le cose, naturalmente, non si misero meglio in seguito a quella farsa.

Ecco, io Erdogan me lo sono rivissuto e riletto per via di queste sue bravate da dittatore smarrito tra un islamismo costrittivo e un europeismo mai veramente scelto e vissuto.
Epurazioni, interdizioni, abolizione dei diritti civili, censura e pena di morte non sono esattamente quel tipo di cose in cui un cittadino europeo tende subito a credere.

Intanto, è bello saperlo, L'Associazione per la promozione della lingua turca, ha affiancato al significato denigratorio della parola capulcu anche un altro significato : manifestante.
Come per molte altre parole anche questa ha subito una lieve inglesizzazione. E devo dire che il senso acquisito non mi dispiace affatto: oggi capulling  o chapulling significa lottare per i diritti individuali.
E chi lotta per i propri diritti non è un vandalo.
La democrazia chiama queste persone chapuller (thanks, Noam Chomsky).

In definitiva, credo che Erdy il colpo di stato se lo sia scritto di proprio pugno.
E' bastato dire uno sproposito allora e non correggersi poi!

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Affronto molte cose da visuali particolari.
Qui non si parla di politica internazionale: non ne sono capace.
Si parla solo di me e di come il mio cuore si orienti a seconda del sole .

Ispido

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