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Arte nuova di pensare (J. Guitton)

DEDICA
Quando gli autori antichi scrivevano qualche opera orientata alla formazione dello spirito o dei costumi, erano soliti dedicarla a un personaggio vivente. Aristotele compone la sua Etica per Nicomaco e per Eudemo; i loro nomi ricorrono così di frequente nelle sue opere che ancora oggi servono per designarle. Seneca consola Elvia, che è sua madre. San Francesco di Sales conversa con Filotea, nella sua famosa Introduzione alla vita devota. Io condivido il vantaggio di questa maniera di comporre e di pensare. Ci si sente sostenuti da un'attenzione particolare, si dimentica il pubblico che riscierebbe di intimidirci o di renderci pedanti. Anche a non volerlo, c'é una maggiore intimità. Perdonami dunque, cara Irene, di averti scelta per indirizzarti questo piccolo trattato sul pensiero. Nessuno ti riconoscerà. Potrei designarti con un nome greco, come ha fatto Salomon Reinach, quando insegnava a Cornelia il latino senza lacrime o ad Eulalia il greco senza pianto. Ma non ho trovato nessun nome greco che ti convenisse meglio del tuo. Sarai la grande sconosciuta di cui nessuno distingue i lineamenti nascosti nell'ombra; sarai il simbolo dell'attenzione e del fervore.
Permettimi di manifestarti un ricordo. Quando studiavo a Parigi, mi piaceva frugare nelle bancarelle dei libri usati, lungo i marciapiedi della Senna, e avevo scoperto un quaderno rilegato in cuoio rosso che non recava traccia di scrittura. Lo comperai per pochi soldi a causa di quei fogli bianchi. Nella prima pagina c'era un'iscrizione vergata con accuratissima calligrafia: Pensieri che mi sono venuti.

parte della "DEDICA" a Irene tratta da
"Arte nuova di pensare"
di Jean Guitton
(1901-1999)

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