La mia parrocchia è una parrocchia come tutte le altre. Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d'oggi, naturalmente. Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes : "Il bene e il male debbono equilibrarsi;senonché, il centro di gravità, è collocato in basso, molto in basso.O, se lo preferite,si sovrappongono l'uno all'altro senza mescolarsi, come due liquidi di diversa intensità". Il curato m'ha riso in faccia. E' un buon prete, affabilissimo, molto paterno, che all'arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte, un pò pericoloso. I suoi motti di spirito formano la gioia dei presbitèri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe essere vivacissimo e che in fondo io trovo così frusto, così stanco da mettermi voglia di piangere.
La mia parrocchia è divorata dalla noia, ecco la parola. Come tante altre parrocchie! la noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci nulla. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio, scopriremo in noi un simile cancro. Si può vivere molto a lungo con questo in corpo.
L'idea m'è venuta ieri, sulla strada. Cadeva una di quelle piogge sottili che si inghiottono a pieni polmoni e che vi scendono sino al ventre. il villaggio m'è apparso bruscamente dalla parte di saint-Vaast, così ammucchiato, tanto miserabile sotto l'odioso cielo di novembre, L'acqua gli fumava sopra da tutte le parti. sembrava essersi coricato là, nell'erba ruscellante, come una povera bestia stracca. Com'è piccolo, un villaggio! E quel villaggio era la mia parrocchia.
tratto da "Diario di un curato di campagna"
di George Bernanos
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