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Il cacciatore di aquiloni

Uno

Dicembre 2011

Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. E' stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto.
Nell'estate del 2011 mi telefonò dal Pakistan il mio amico Rahim Khan. Mi chiese di andarlo a trovare. In piedi in cucina, il ricevirore incollato all'orecchio, sapevo che in linea non c'era solo Rahim Khan. C'era anche il mio passato di peccati non espiati. Dopo la telefonata andai a fare una passeggiata intorno al lago Spreckels. Il sole scintillava sull'acqua dove dozzine di barche in miniatura navigavano sospinte da ua brezza frizzante. In cielo due aquiloni rossi con lunghe code azzurre volavano sopra i mulini a vento, fianco a fianco, come occhi che osservassero dall'alto San Francisco, la mia città d'adozione. Improvvisamente sentii la voce di Hassan che mi sussurrava : Per te qualsiasi cosa . Hassan, il cacciatore di aquiloni.
Seduto su una panchina all'ombra di un salice mi tornò in mente una frase che Rahim Khan aveva detto poco prima di riattaccare, quasi un ripensamento. Esiste un modo per tornare a essere buoni. Alzai gli occhi verso i due aquiloni. Pensai ad Hassan. A Baba e ad Ali. A Kabul. Pensai alla mia vita fino a quell'inverno del 1975. Quando tutto era cambiato. E io ero diventato la persona che sono oggi.

Due

Da bambino Hassan e io ci arrampicavamo su uno dei pioppi lungo il vialetto che portava a casa mia e da lassù infastidivamo i vicini riflettendo la luce del sole in un frammento di specchio. Ci sedevamo uno di fornte all'altro su un ramo, le gambe nude a pensoloni, e mangiavamo more di gelso e castagne di cui avevamo sempre le tasche piene. Usavamo il frammento di specchio a turno, ci tiravamo le more e ridevamo come matti. Vedo ancora i raggi di sole che filtravano attraverso il fogliame illuminando il viso di Hassan : perfettamente tondo, come quello di una bambola cinese di legno, con il naso largo e piatto, gli occhi a mandorla, stretti come una foglia di bambù, giallo oro, verdi o azzurri come zaffiri a seconda della luce. Ricordo le piccole orecchie dall'attaccatura bassa e il mento appuntito, che sembrava un'appendice carnosa, aggiunta al viso in un secondo momento. E quel labbro spezzato, un errore del fabbricante di bambole, cui forse era sfuggito lo scalpello, per stanchezza o disattenzione.
talvolta, mente ce ne stavamo nascosti sugli alberi, proponevo ad Hassan di estrarre la sua fionda e mitragliare di castagne il pastore tedesco del nostro vicino. Lui non voleva mai, ma se io glielo chiedevo, glielo chiedevo veramente , cedeva. Non mi avrebbe mai rifiutato nulla. E la sua fionda era infallibile.

Il cacciatore di aquiloni
di
Khaled Hosseini

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Mi sono scelto sempre da me i libri da leggere.
Molti, l'ultimo ("difficile") pochi giorni fa, li ho ricevuti in regalo e li ho letti poi, appena possibile, avendo io, stranamente, sempre sottomano un libro da consultare, da finire, da iniziare o da riprendere perché, per qualche motivo, l'intesa inciampò un bel giorno in qualcosa e divenne incomprensione.

Insomma, la regola generale è quella: nei libri ci inciampo da me.
Li cerco, li sfoglio, li frequento un pò e per un pò ci ritroviamo in libreria: stesso scaffale, stessa ora, diverso stato d'animo.
Se nasce nel frattempo qualcosa tra noi, allora passo alla cassa.

Questa consuetudine, stranamente, assomiglia sempre più a quella regola sociale alla quale si sottoponevano i giovanotti che ambivano all'affetto esclusivo dell'amata, ai quali toccava in dote , sic et simpliciter, il dovere di passare a discutere con il padre della di lei o, peggio, con la di lei madre, delle questioni non tanto affettive ma pecuniarie e finanziarie.
Far di conto in amore è una cosa sempre istruttiva ... purché non risulti poi "distruttiva" e penalizzante!

Qualcosa del genere accade in libreria tra me e i libri.

E quando l'incontro non avviene in libreria... allora assomiglia a certi fidanzamenti "per interposta persona". Non sempre felici ma nemmeno necessariamente infelici.

Questo libro, in effetti, potrebbe definirsi come un innesco amoroso dovuto ad interposta persona.
E se la persona è Davide... si fa presto a rendersi disponibile per una veloce lettura di 390 pagine!

Il problema è che si è scelto un libricino....
E non è strano che il libro  non abbia da subito catturato il suo interesse.
E' pur sempre un "volumone" e lo stile narrativo non è proprio da "prime letture".
Per cui ... il libro lo leggerò io e a lui sottoporrò alcuni passaggi interessanti e di facile comprensione.

E' un pò quello che fanno certi animali che adesso non ricordo: elaborano il cibo per poi passarlo, secondariamente, alla prole.
Lo so, detta così la cosa risulta un tantino ripugnante!
Ma se ci pensiamo bene è di una bellezza assoluta, è quasi il massimo dell'abnegazione costringersi ad un lavoro i cui frutti non sono destinati a noi ma ad altri.
E' come dire " se vivi tu poco conta che io sopravviva".

Non volendo entrare in profonde analisi masticatorie, mi limito a dire che sono ben felice di dedicare parte dei miei prossimi quindici giorni alla lettura di questo bel libro. Per vari motivi.
Alcuni dei quali chi mi conosce un pò potrà sicuramente individuare, ma non meno perché un libro arricchisce tutti: io lo mastico per te, lo elaboro per te, lo assumo temporaneamente per te e poi lo passo a te.
Ma alla fine scopriremo che entrambi abbiamo imparato, entrambi siamo cresciuti e migliorati.
Chi per scelta, chi per "dovere", chi per piacere ... ma, in ogni caso, il libro è stata la strada che abbiamo percorso assieme, seppure per soli quindici giorni.
E fare la strada assieme è sempre un bel rimedio: avvicina e rende amici.
Lo consiglio a tutti i viandanti in ascolto!
:-)
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