La lettura di questo libro , come anche di libri simili, mi affatica. Non sono fatto per gli assolutismi e per la trascendenza. Tuttavia, trovo che vi sia un piano che possa accomunare tutti gli uomini e mi immagino che giungano qui da tutte le parti della Terra, che qui convergano tutte le loro condizioni sociali. Mi piace pensare che, ai bordi di questo ipotetico piano, essi lascino gli zaini, gli ingombri, le ideologie e le fedi più disparate e...restino liberi di accostarsi gli uni agli altri disponendo della "sola" loro reciproca umanità.
Per cui, leggendo, mi sobbarco anche del peso di "tradurre" Dio, religione,fede...in una lingua a me più congeniale e che riassume tutte queste parole nel solo concetto di "rispetto per la vita".
19 novembre
SENZA CUORE
Parole di un grande e "monumentale" scrittore russo, Tolstoj (chi non ricorda il suo Guerra e pace o Anna Karenina?) Nei suoi libri spesso questa frase ha una dimostrazione nelle vicende di vari personaggi che o senza cuore, gretti come l'avvocato Karenin, il marito di Anna, o depravati e disonesti come i nobili Kuragin, oppure sono puri, generosi, fedeli come la Natasa di Guerra e pace o il semplice soldato-contadino Platon Karataev dello stesso romanzo. Non di rado ai nostri giorni si esaltano figure capaci di essere impassibili e insensibili, pronte a passare indifferenti davanti alla sofferenza altrui, cinici nel programmare il proprio successo, anche a costo di calpestare ogni morale e ogni rispetto.
Ebbene, Tolstoj ci rammenta che non ha senso una vita senza il fremito della coscienza e senza il motore interiore di una fede. Certo, il cuore è un simbolo per indicare tante cose, compresa anche l'istintività o il sentimentalismo vago e sdolcinato. Ma nel suo significato più autentico è la vera cartina di tornasole dell'umanità. Bisogna aver paura di una persona senza cuore perchè è pronta a tutto: straccia non solo i sentimenti altrui, ma perde anche ogni dignità propria.
Un ecclesisastico che era pure un uomo politico francese del Seicento, il cardinale di Retz, alla fine della vita doveva confesasare che "nelle grandi cose lo spirito non è niente senza il cuore". Ritroviamo, allora, questo battito dell'anima che si intreccia, come ricorda Tolstoj, con la religione e, tra le molteplici reazioni che il cuore genera, non dimentichiamone una forse minore ma significativa: la tenerezza dolce e delicata, sobria e intensa. "
tratto da
Le parole e i giorni
di Gianfranco Ravasi
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