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Society



Society...

A cantarla è Eddie Vedder.

Il film è Into the Wild

A noi il compito di fare il resto

;-D

buona strada

Il grande Gatsby


Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente.
"Quando ti vien voglia di criticare qualcuno" mi disse "ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu."
Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo. Perciò ho la tendenza a evitare ogni giudizio, una abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati. La mente anormale è pronta a scoprire questa particolarità e ad aggrapparvisi, quando si manifesti in una persona normale, e così accadde che all'università fui ingiustamente accusato di essere un politicante perché ero al corrente dei dolori segreti di strani uomini sconosciuti. La maggior parte delle confidenze non erano provocate: spesso ho finto di aver sonno, o di esser preoccupato, o sono giunto a ostentare un'indifferenza ostile, quando capivo che da qualche segno inconfondibile che si profilava all'orizzonte una rivelazione intima; perché le rivelazioni intime dei giovani, o almeno i termini nei quali questi le esprimono, di solito sono plagiarie e deformate da evidenti omissioni. L'evitare i giudizi è fonte di speranza infinita. Temo ancora adesso che perderei qualcosa se dimenticassi che, come mio padre mi ha snobisticamente insegnato e io snobisticamente ripeto, il senso della dignità fondamentale è distribuito con parzialità alla nascita.
Ma dopo essermi così vantato della mia tolleranza, voglio ammettere che essa ha i suoi limiti.


incipit tratto da "Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald

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Balla coi lupi

Dancing with wolves

Il tenente Dunbar non era stato realmente inghiottito. Ma quella fu la prima parola che gli si fissò nella mente. Quel vasto cielo azzurro senza una nube. Quell'oceano di erba che ondeggiava al vento. Null'altro, fino a dove riusciva a spingere lo sguardo. Non una pista, non una traccia di solchi lasciati da altre ruote che il carro potesse seguire. Solo lo spazio, assoluto e vuoto.
Si sentiva alla deriva. La sensazione gli faceva pulsare il cuore in un modo strano e profondo.
Seduto sul largo e piatto sedile, il tenente Dunbar lasciò che il suo corpo fluttuasse insieme con la prateria, i suoi pensieri concentrati sui battiti del suo cuore. Si sentiva eccitato. Eppure, il suo sangue non scorreva più veloce. Lo sentiva fluire normalmente per tutto il corpo e questa confusione faceva lavorare la sua mente in un modo piacevole. Le parole continuavano a volteggiare nella sua testa mentre cercava di trovare delle frasi o delle espressioni che potessero descrivere ciò che sentiva.
Era difficile definirlo con esattezza.
"Tutto ciò ha del religioso", erano state le prime parole che la voce della mente aveva formulato al terzo giorno della loro missione. E quella frase sembrava tuttora la più giusta. Ma il tenente Dunbar non era mai stato religioso, così, anche se quella frase gli sembrava appropriata, non sapeva che cosa dedurne.
Se non fosse stato così trasportato dalle emozioni, il tenente Dunbar sarebbe probabilmente arrivato alla spiegazione, ma nelle sue fantasticherie la saltò a piè pari.
Il tenente Dunbar era innamorato. Si era innamorato di questa terra splendida e selvaggia e di tutto ciò che vi era in lei. Era il genere d'amore che si sogna di provare con le altre persone: privo di ogni egoismo e di ogni dubbio, reverente e duraturo. Il suo spirito era stato gratificato e il suo cuore gli balzava in petto. Forse era per questo che l'attraente tenente di cavalleria aveva pensato alla religione.
Di sottecchi intravide Timmons chinare la testa di lato e sputare per la millesima volta nell'erba folta e alta fino alla cintola. Come spesso accadeva, lo sputo gli uscì dalla bocca in un fiotto irregolare che lo costrinse a ripulirsi con il dorso della mano.
Dunbar non disse nulla, ma dentro di sé gli incessanti sputi di Timmons gli provocarono un senso di ripugnanza.

incipit tratto da " Balla coi lupi" di Michael Black

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